- 2015
The Soft Moon – Deeper
Il solito e quanto mai benedetto algoritmo di Youtube.
Qualche anno fa, credo 3/4.
In una fase in cui ero immerso nell’elettronica più spinta ed in certi suoni coldwave e similari.
Ad un certo punto, in una serata nuvolosa fuori e buia dentro, parte un brano: “Black”, di The Soft Moon.
Istintivamente mi domando: “ma chi cazzz è chist?”, esercitando il sacro diritto, quantomeno nell’ambito privato, ad esprimersi con la tipica grossezza che appartiene allo scrivente quando è in pigiama/tuta.
Il nome mi è simpatico, il sound pare intrigante e quindi lascio che il destino compia il suo corso.
Ed è una benedizione, perché scopro un personaggio oltremodo interessante ed un album semplicemente strepitoso.
Ribadisco: S T R E P I T O S O.
Lui è Luis Vasquez: artista californiano che compone, suona, produce e se la cava bene anche in cucina, nella lavanderia di casa e col ferro da stiro tra le mani, se necessario.
The Soft Moon è il nome del suo progetto musicale, nel quale trasferisce una miriade di influenze e tantissime intuizioni personali, figlie di un percorso di vita determinato ed audace.
Da poche settimane è disponibile la nuova fatica, Exister.
Nei prossimi giorni mi dedicherò alla causa.
Nel frattempo prendo spunto per suggerire a quei pochissimi matti che si trovassero a passare in zona di dare un’occhiata ai suoi quattro dischi precedenti, partendo magari dal terzo (il migliore, IMHO): Deeper, del 2015.
Undici tracce per poco meno di trequarti d’ora di contaminazioni, deliri, evasioni.
Dark wave, synth pop, post punk, EBM, industrial.
-Nella fine, in Being, c’è il punto di partenza: algida, eterea, stordente.
Con un ritmo esasperante e poi, infine, con un mantello di rumore bianco che avvolge l’ascoltatore e lo introduce nel silenzio catartico, definitivo ed acquietante.
–Feel ha un canovaccio simile, con i sintetizzatori che tramite un irresistibile ossimoro musicale riescono a martellare l’uditorio con sinuosa dolcezza.
–Try non è affatto da meno, tutt’altro, pur suonando più pop.
–Desertion è un grido esasperante che si trasforma, per magia, in un brano in cui l’angoscia imperante sembra rappresentare una via di salvezza.
–Wasting, per qualche insondabile connessione di ordine mistico, mi riporta alla mente le atmosfere ostili e marziali del film Cassandra Crossing, che ovviamente adoro.
–Far è electro-pop nella sua forma più sublime ed aggiungere altro sarebbe superfluo e, oserei dire, oltraggioso.
–Wrong è un riuscitissimo esercizio di pura paranoia che se la gioca con l’omonimo brano dei Depeche Mode, di alcuni anni antecedente.
–Black è una marcia militare che se ne frega -altamente- delle regole.
–Without rallenta subdolamente l’inquietudine mostrando un piano che emoziona profondamente man mano che incede, fino ad ingannare chi aveva creduto di potersi sottrarre al fato.
–Deeper ha qualcosa di primitivo, dentro.
Colonna sonora esemplare di un rito di iniziazione a qualcosa di potente, a vostra scelta.
-E poi Inward, che apre il disco con un intro breve quanto esplicativo di tutto quel che ci attende.
Andrebbe ascoltato al contrario, Deeper: partendo dall’epilogo.
O forse no: meglio dall’inizio, come da copione.
Oppure con lo “shuffle mode”, ossia in riproduzione casuale.
Boh.
Dall’inizio o dalla fine, in realtà cambia ben poco: è sempre un gran bel disco.
Gotico, introspettivo, e metafisico.
Toccherebbe inventarsi un film alla sua altezza per appagarne le evidenti inclinazioni naturali da colonna sonora.
I can’t see my face.
-Being-
I don’t know who I am.
What is this place?
I don’t know where I am.
L’ho ascoltato davvero tanto, soprattutto in cuffia.
Lo farò di nuovo, senza alcun dubbio.
Mi incuriosisce il nuovo album di The Soft Moon, anche per capire che piega stia prendendo la sua parabola artistica.
Il ragazzo -e che gli sta intorno, ovviamente- ha le idee chiare e la innata capacità di reinventarsi con risultati sorprendenti ad ogni nuovo passo.
Sale, pure quando per un attimo pare che stia scendendo.
Invece no: sta salendo, ancora una volta.
Magari l’album successivo non è superiore al precedente, questo sì.
Dipende dai gusti, inoltre.
Ma lui continua a salire, mettendo perennemente in gioco sia se stesso che la propria musica.
L’album è stato concepito e registrato in Veneto, con un paio di puntate in quel di Berlino a rifinirne la produzione.
Il risultato è notevole.
Alto livello.
The Soft Moon – Deeper: 8
V74