- Bomber sub-cadetto
Nicola D’Ottavio
Sembra quasi più giovane oggi che quarant’anni or sono.
Duecento reti tra B e C.
0 in A: una maledizione.
Uno di quelli che andrebbero definiti come “specialisti”.
Ne abbiamo parlato qui, raccontando di Edi Bivi.
Gente di categoria, ecco.
Li metti nel posto giusto e loro fanno quel che ti aspetti che facciano.
Nel caso di Nicola D’Ottavio: il gol.
Nico nasce ad Agnone, nei pressi di Isernia.
Regione stranissima, il Molise.
Piccolina e sfiziosa, in grado di offrire molto al turista che sceglie di visitarla: montagna, mare, cultura, tempo libero.
Tranne una vita notturna berlinese, ecco.
Quindi al buon Nicola, classe 1959, da giovane non resta che dedicarsi allo sport.
O per meglio dire: al calcio, ove sin da bambino sembra essere un predestinato.
Non è molto alto, però è rapido e vede la porta come un veterano.
Millenni luce avanti ai suoi coetanei.
Non a caso, mentre questi ultimi si dilettano ad apprendere l’arte del mestiere sui polverosi campi della zona lottando tra Giovanissimi ed Allievi, lui è già ad allenarsi con una compagine di adulti: l’Aquilonia Agnone, in Terza Categoria.
Dilettanti, certo.
Però è calcio vero e Nicolino, appena dodicenne e tifosissimo dell’Inter, deve togliere un po’ di anni al cartellino -tre, per l’esattezza- per poter entrare a far parte della lista da consegnare alla giacchetta nera, la domenica.
A quindici anni passa in Prima Categoria, con i cugini dell’Olimpia Agnone.
Un anno dopo, mentre si diverte al torneo dei Bar, a Lanciano, in uno di quei tiratissimi e combattutissimi momenti di calcio amatoriale, viene notato dal responsabile delle giovanili del Giulianova, Nicola Tribuiani, che non esita a portare il giovane puntero nella cittadina abruzzese.
Lui è entusiasta.
I genitori molto meno.
Lo accompagnano in auto sino al ritiro estivo (in provincia di Chieti) e lo salutano con i lacrimoni, come se stesse per partire per svolgere il servizio militare in Algeria.
In realtà si trova ad un’ora di auto da casa, ma è giovanissimo ed è la prima volta che si allontana da mamma e papà.
Nel Giulianova vince lo Scudetto nella categoria Allievi, un ritorno alle origini.
Risultato di notevole prestigio, ottenuto peraltro in un contesto non avvezzo a concorrere per primeggiare.
A diciassette anni esordisce in serie C, segnando subito un bel gol al Pisa.
Nicola D’Ottavio è per i dirigenti giuliesi l’erede di Bartolomeo Di Michele, ceduto nel calciomercato novembrino al Pescara, promettente attaccante che arriverà in serie A ma che poi spenderà la sua carriera tra B e, soprattutto, C, ritornando anche all’ovile, prima del definitivo ritiro dall’attività.
In effetti D’Ottavio ha dei colpi in canna di assoluto rilievo.
A Giulianova si ferma per due annate: la prima è discreta, con un onorevole sesto posto finale.
La seconda, nonostante gli arrivi di Matteoli, futuro interista e Campione d’Italia con i nerazzurri di Trapattoni, di Marchesi, ex Cagliari, e di Chinellato, ex Lazio, è pessima, con una cocente retrocessione nella neonata serie C2.
Nicola invece ottiene una promozione.
Anzi: una doppia promozione, datosi che il Giulianova lo cede al Verona, in prima serie, per oltre cento milioni di lire.
A volerlo è nientepopodimeno che Ferruccio Valcareggi, ex C.T. della Nazionale Italiana.
Il mister lo ha osservato dal vivo e ne ha caldeggiato l’acquisto, salvo poi lasciare il Veneto ed accettare la proposta della Roma.
Lo sostituisce il giovane Mascalaito, esonerato poco dopo in favore del più scafato Chiappella.
Niente da fare: gli scaligeri finiscono in B.
D’Ottavio parte alla grande, con due gol al Torino, in Coppa Italia, ed il posto da titolare in squadra.
Poi, anche a causa di una fastidiosa pubalgia, s’impantana e colleziona una ventina di gettoni senza neanche una rete a corredo.
Il giocatore è ancora giovanissimo, però.
Il Verona ci punta e lui ripaga con nove reti in ventinove gare, col team gialloblù affidato a Veneranda e rafforzato da giocatori quali Boninsegna, Fedele, Bencina, Piangerelli, Oddi e Tricella.
Ma ad un’ottima partenza non fa seguito un campionato all’altezza, con un deludente tredicesimo posto che viene ulteriormente peggiorato dodici mesi dopo, sfiorando la retrocessione in C, con Cadè in panchina.
Nicola D’Ottavio è il cannoniere del club, seppur con soli cinque centri.
Troppo pochi per la dirigenza veneta che decide di separarsi dall’attaccante molisano, spedendolo a Brescia in cambio di Penzo.
Con i lombardi -in B- disputa solamente tre incontri ed a novembre del 1981 viene ceduto all’Avellino, tornando in serie A.
L’attaccante è felicissimo di riabbracciare la massima serie in una compagine solida e che non deve necessariamente lottare per la salvezza: ma chiuso da Chimenti e Juary mette in fila pochissime presenze con, ancora una volta, nemmeno una rete nel tabellino.
Sarà la sua ultima avventura nel più importante campionato italiano e, in quel periodo storico, anche il più difficile d’Europa e, di conseguenza, del Mondo.
La punta si accasa al Campobasso, avvicinandosi a casa.
Serie B, allenatore Pasinato: un difensivista da primato.
Tutti dietro ed il fantasista Biondi ad inventare qualcosa per Nicola D’Ottavio e, in casi disperati, anche per Oscar Tacchi.
Il bravo portiere Ciappi ed i risoluti difensori Progna, Scorrano, Parpiglia e Ciarlantini garantiscono la difesa del fortino.
In mezzo ci pensano Maestripieri, Di Risio, Donatelli e Goretti a dare equilibrio e geometria.
Davanti, oltre ai succitati, anche Maragliulo offre qualità, quando chiamato in causa.
Gli altri, tra titolari e comprimari, sono tutti pronti a combattere per la maglia.
Un bel gruppo, che disputa una stagione tranquilla e che in quella successiva, rafforzato da alcuni innesti di valore tra i quali l’attaccante Ugolotti, sfiora le posizioni di vertice.
Nicola D’Ottavio segna poco, in entrambe le stagioni (5 + 6), però si impegna allo spasimo per la squadra ed è sempre tra i migliori dei suoi.
Al termine del campionato 1983-84 matura il convincimento di doversi concentrare maggiormente sulla fase offensiva: le sue doti in aria di rigore hanno spesso lasciato il posto al movimento incessante per occupare gli spazi ed aprire varchi ai compagni, col risultato di arrivare stanco e poco lucido dinanzi alla porta, nelle occasioni che gli capitano a tiro.
Il Campobasso ingaggia come allenatore Cadè, che a Verona non ha avuto gran feeling con la punta di Agnone.
Il nuovo tecnico chiede ed ottiene Rebonato, dal Pescara.
D’Ottavio, che ha molte richieste, trova un ingaggio in B, alla Triestina, che all’ultimo istante soffia la punta al Cesena.
Nonostante un super inizio (doppietta in amichevole alla Roma di Pruzzo e Graziani) e le buone intenzioni l’annata per lui si rivela alquanto mediocre, con soli due gol in una trentina di match, perlopiù da subentrante.
Bottino da stopper, piuttosto che da centravanti.
Le segnature di De Falco e De Giorgis consentono agli alabardati di mister Giacomini di issarsi sino al quinto posto in graduatoria, mentre in estate l’arrivo di Cinello dall’Empoli è un chiaro invito a Nicola D’Ottavio per trovarsi un nuovo club.
Il ragazzo, a ventisei anni, abbandona la serie B.
Non osa immaginarlo, ma non la ritroverà.
Accetta di ripartire dalla C e da una piazza importante come Taranto, appena retrocessa in terza serie e desiderosa di risalire subito in cadetteria.
Detto fatto: Nicola D’Ottavio segna quindici gol e riporta i pugliesi, allenati da Renna e secondi alle spalle del Messina di Scoglio, in B.
Finalmente una soddisfazione, dopo alcuni anni avari di gioie per il giocatore molisano.
Il Taranto ha però altri piani, per la nuova stagione.
Nicola si è trovato a meraviglia, in Puglia.
L’ottima intesa naturale col forte Paolucci, suo compagno d’attacco, e le giocate del talentuoso Maiellaro alle loro spalle hanno consentito ai tifosi di esaltarsi ed hanno regalato al club una pronta risalita nella seconda serie.
Ma non basta: il Barletta, giunto terzo dietro al Taranto, vuole conquistare la B.
In panchina vi è Fogli, subentrato a Tobia che, a sua volta, aveva sostituito Vinicio all’Avellino durante la stagione in cui D’Ottavio ha giocato in Irpinia.
Lo stesso Tobia spende parole di stima per il bomber di Agnone, che ha da poco affrontato in campionato, e così i barlettani decidono di proporre un affare al Taranto: il capocannoniere dell’ultimo torneo di C, Romiti, insieme al giovane Di Maria in cambio di Nicola D’Ottavio e leggero conguaglio a loro favore.
I caldissimi campi del girone B della C1, quello del quale stiamo discorrendo, necessitano di gente di carattere, oltre che di tecnica ed intelligenza tattica.
Il furore agonistico può fare la differenza tra la vita e la morte, sportivamente parlando.
Nicola D’Ottavio accetta il lauto -per la categoria- ingaggio offertogli e firma per il Barletta, andando a comporre un attacco di valore con l’ex romanista Scarnecchia, in una rosa con tanti altri ottimi mestieranti tra i quali il portiere Renzi, i difensori Castagnini, Petruzzelli ed Incarbona, i centrocampisti Sciannimanico, Fonte e Pesce.
Fogli salta prima di subito ed al suo posto arriva il preparato Pippo Marchioro che conduce i suoi al secondo posto finale, dietro al Catanzaro del succitato Tobia.
D’Ottavio mette a segno quattordici reti e torna in serie B, acclamato dal suo pubblico.
Anzi: resta in C.
Eh sì, perché come ormai prassi, a richiederne i servigi è la terza classificata del girone, la Casertana.
Il Barletta ingaggia come allenatore Rumignani e punta su calciatori esperti della cadetteria, tra cui l’ex laziale Magnocavallo e l’ex torinista Pileggi.
Davanti arrivano nella Valle dell’Ofanto (a proposito: qui ho fatto un mese di CAR, il centro addestramento reclute, negli anni novanta, proveniente da un paio di giorni in quel di Potenza per l’avviamento e diretto a Roma per la destinazione finale. Barletta è veramente carina, con una gastronomia sublime, all’altezza della ragguardevole fama regionale, ed una insospettabile vita notturna, quantomeno ai tempi e nel fine settimana) la forte seconda punta Cipriani, dal Genoa, ed il centravanti Bonaldi, undici centri proprio con i falchetti della Casertana.
Ancora una volta il miglior marcatore della terza classificata viene offerto alla seconda -promossa- in cambio di Nicola D’Ottavio.
Affidabilità e/o scaramanzia, non si sa.
Forse entrambe: fatto sta che l’agnonese a Caserta ritrova il suo amico Maragliulo e diventa la bocca di fuoco di una squadra esperta ed equilibrata, dove spiccano, tra gli altri, l’affidabile portiere Battara, il tenace difensore Pancheri, ex scudettato nell’Inter del sergente di ferro Bersellini, il valente centrocampista Viganò, ex Cremonese ed il grintoso mediano Suppa.
In panchina siede Liguori, sostituito poi da Renna che non riesce però a ripetere l’impresa di Taranto, sebbene D’Ottavio faccia ampiamente il suo, con la ormai abituale quindicina di reti in saccoccia.
Una garanzia, per la terza serie.
Nicola rimarrebbe volentieri a Caserta ma la società campana lo vende al Catania, che ha mire di promozione e, quindi, investe sul centrattacco molisano per centrare l’obiettivo.
Le cose vanno differentemente, per quanto la squadra sia all’altezza del progetto ed il tecnico, Pace, anche.
Polenta, Borghi, Mastalli, Marini, Raise, Scienza e Tesser sono dei lussi, per la C.
Eppure gli etnei non riescono a carburare e non cambiano passo nemmeno dopo l’esonero di Pace, sostituito da Russo: decimi in classifica, a fine torneo.
Nicola D’Ottavio, rallentato da un infortunio ad inizio anno, segna pochissimo: solo 4 volte.
In estate vengono ingaggiati il portiere Paradisi dal Como, il difensore Biagini dal Taranto, il regista Rossi dal Trento, il mediano Della Scala e la già citata punta Cipriani, entrambi dall’Empoli.
Non basta: Catania sesto e D’Ottavio, 6 gol, in vendita.
Dopo l’esperienza fallimentare in terra sicula a Nick si interessano diverse compagini di C1 e C2.
La proposta economicamente più “corposa” giunge dal Campionato Interregionale.
A cercarlo è il Benevento, che è determinato a raggiungere il calcio professionistico.
Lui accetta e gioca una stagione eccellente, bucando per ben diciannove volte i portieri avversari (capocannoniere).
I sanniti vincono in scioltezza il proprio girone e sconfiggono la Juve Stabia per 1-0, in casa, nell’andata dello spareggio per la promozione in C2.
Ma la sconfitta per 2-0, al ritorno, pone fine ai sogni di gloria degli stregoni.
Il titolo di bomber vale a D’Ottavio la chiamata del Castel Di Sangro, in C2.
Con lui viaggia da Benevento anche il tecnico Boccolini.
Il bomber bissa il titolo anche in serie superiore, con altri diciannove gol.
La squadra disputa una stagione discreta, al termine della quale vende Nicola al Viareggio.
In Toscana il centravanti si ferma a quota tredici, prima di riaccettare la corte del Benevento, che con una nuova società vuole finalmente vincere il Campionato Nazionale Dilettanti.
Nel Sannio ritorna anche Boccolini e l’accoppiata stavolta centra il bersaglio: è C2, con “Nico gol” -come lo inneggia la curva giallorossa- che torna a far coppia con Paolucci, come a Taranto, e segna trenta -dicasi trenta- reti.
Un’onda inarrestabile che si abbatte inesorabilmente sulle difese avversarie e trascina il suo club nella serie superiore.
Dove continua a segnare (16), col Benevento che si ferma nelle semifinali play-off contro il Savoia, sfiorando la seconda promozione di fila.
La penultima parentesi è un’altra rimpatriata, a Castel di Sangro, in C1: alternativa di esperienza e qualche spezzone di gara ad inizio della stagione 1996-97, quella che porterà gli uomini di Osvaldo Jaconi in serie B.
La prima partita la gioca ad Ischia, a fine estate, entrando nella ripresa.
Spazi ridotti e così Nicola D’Ottavio, trentasettenne, va a l’Aquila, in CND, insieme al fratello acquisito Paolucci.
Stagione tutto sommato tranquilla e, alla fine, scarpini appesi al chiodo.
Esploso giovanissimo, D’Ottavio pareva destinato ad una fulgida carriera nel calcio di vertice.
Invece in A non è riuscito a sfondare, in B non ha determinato, in C ed in CND è stato un Top.
Attaccante di ottima tecnica, duttile, agile e concreto, un 9 che spesso ha giocato e si è mosso da 11.
Prima punta classica, ma all’occorrenza -soprattutto nella prima parte della carriera- capace di spendersi sino allo strenuo delle forze per la squadra.
Autore di molte reti spettacolari in acrobazia, col suo destro al fulmicotone, potente e preciso, che non lascia scampo agli estremi difensori nemici.
Molto bravo pure nel far salire i compagni.
In B è stato -per contingenze di natura tattica- un centravanti di manovra, fondamentalmente, mentre in C -come detto- si è specializzato nel mestiere di capocannoniere e di sano portatore di gioie e di promozioni.
Dopo il ritiro è stato Direttore Sportivo ed osservatore per vari club.
Nel tempo libero gioca a tennistavolo ed ama stare con la sua famiglia e con gli amici.
Ho stampata nella memoria la sua figurina Panini, con i baffoni in primo piano.
E lo ricordo in parecchi spezzoni di match e servizi di Novantesimo MInuto sulla serie cadetta.
Per non dire di quando Gaetano (Pino Ammendola), nel mitico Bar dello Sport, esclama:
“La serie C la garantisco io!
Modestia a parte, sono il Mago del campionato sub-cadetto.
La serie C è il mio pane, io la mozzico!”
Il pensiero va lì, istantaneamente.
A quel Calcio di una volta: certamente non incontaminato, ah no, però verace, emotivamente indimenticabile, con uno spessore tecnico ed agonistico infinitamente superiore a quello odierno, presumibilmente anche a causa della eccessiva mediatizzazione attuale.
O forse perché, più semplicemente, è cambiato il mondo.
Ovvero: siamo cambiati noi.
Nicola D’Ottavio: il bomber sub-cadetto
V74