- Una intrigante alternativa
* Questo articolo, inizialmente previsto -insieme ad un altro paio- per la pubblicazione su RR, è poi stato modificato e sfrondato di parecchie tabelle e molti dettagli tecnici al fine di essere reso più semplice e fruibile anche da chi si approcciasse ai Modi Digitali con circospezione e per suggerire una semplice ma nell contempo efficace alternativa alle opzioni classiche degli ultimi anni.
RR ha infatti sospeso per il momento la distribuzione della propria versione cartacea, proseguendo l’attività soltanto in modalità online, a causa dei disagi conseguenti alla diffusione del Covid-19.
In futuro, si spera presto, ritornerà a pubblicare su carta, la scelta preferita dal sottoscritto, per quanto si possano comprendere appieno anche le ragioni della “controparte”, cioè di chi la vorrebbe unicamente in versione digitale.
Per altre minuzie inerenti all’argomento è possibile consultare l’ottima pagina (in lingua inglese) di ZL1BPU, non a caso tra gli artefici primari della creazione e dello sviluppo della modalità di trasmissione in oggetto, con parecchie informazioni, comparazioni, test, dati e specifiche a corredo che, per le ragioni di cui sopra, in questo ambito non reputo utile riportare in toto.
Radio e DX, un argomento interessante e radicato nel mondo radioamatoriale.
E con l’uscita del modo digitale FT8 (per la precisione dapprima JT, poi tutti i successivi e conseguenti derivati) il traffico DX si è praticamente trasferito in toto sulle frequenze ad esso dedicate.
Parecchi PRO, in primis la innegabile capacità di consentire collegamenti che in altre modi e condizioni sarebbero a dir poco problematici, per non dire proprio impossibili.
I CONTRO però non mancano di certo, tutt’altro, poiché quel geniaccio di Joe K1JT -non a caso un Premio Nobel, mica pizza e fichi- ha generato quello che, a tutti gli effetti, si è trasformato da alternativo programma per modi digitali in modalità pressoché assoluta e verrebbe da dire esclusiva, mettendo in un angolino tutto il resto e finendo per sollevare miriadi di polveroni di natura etica, tecnica, attitudinale e, soprattutto, filosofico-culturale.
Infatti oggigiorno l’universo radioamatoriale si divide sostanzialmente in due fazioni alquanto simili nel modus operandi e decisamente contrapposte nei presunti scopi liberali: da una parte si schierano gli amanti del suddetto FT8, che in spazi ridotti, con mezzi modesti e con discreta facilità operativa riescono a “lavorare” il DX come mai prima d’ora, nonostante in taluni casi basterebbe usare qualche alternativa come un pizzico di testa, un microfono e/o un tasto per riuscire a fare altrettanto.
Dall’altra ecco invece coloro che lo avversano senza alcuna pietà, questo benedetto/maledetto FT8, arrivando a criticarne aspetti che, non di rado, finiscono col diventare una esasperazione della realtà e tendendo a drammatizzare (quando non inventando del tutto) oltremodo situazioni operative che, volente o nolente, fanno parte del gioco e non ne violano in alcun modo le regole di base.
Le vecchie ed oggi fuori moda vie di mezzo sarebbero forse la soluzione più intelligente per porre fine alla ormai annosa diatriba: ma si sa, nell’epoca social cercare di mediare una disputa equivale a passare per il più salame della compagnia, oltre che ad avere la peggio su tutti i fronti, come il classico paciere in una rissa da bar che finisce suonato da chiunque passi in zona.
Un’impresa disperata, alla fine.
Per forma mentis, quando vi è un litigio o una discussione tendo a suggerire un tentativo di soluzione, piuttosto che soffiare sul fuoco o gareggiare a chi alza maggiormente la voce.
Senza pretese, vorrei provare -ribadisco: senza alcuna pretesa e manco speranza, eh- a suggerire una umile e saltuaria alternativa: MFSK16.
Ve ne sarebbero a iosa, volendo.
Che posseggano determinate caratteristiche atte al DX, anche.
Alcune potrebbero essere più funzionali di altre, a seconda delle condizioni propagative e di tanti altri fattori specifici.
In passato, quando era ancora radiantisticamente plausibile, ho testato diversi modi digitali, alcuni dei quali non diffusissimi: in questa paziente e divertente opera di conoscenza ed approfondimento ho sfruttato innanzitutto il fattore umano, cioè la possibilità che qualcuno ascoltasse pure altre metodologie di trasmissione, oltre a quelle solitamente più in voga.
Oggi sarebbe dura, visto che quasi tutti si mettono in FT8 e lì attendono la pensione ed il fine vita.
Gli altri, come detto, tengono le Radio spente e si scatenano sul web per massacrare i primi.
Ed ora, discorrendone, sto facendomi trascinare anche io, mio malgrado, nel calderone.
Tornando a noi, nel mio excursus di cui sopra ho usufruito di alcuni vantaggi della tecnologia, come da prassi in digitale: RS-ID, per esempio, una autentica e benedetta mano santa nell’uso di modi digitali meno diffusi.
Acronimo di Reed-Solomon ID, RS-ID rappresenta un sistema sviluppato dal francese Patrick F6CTE, autore del noto software MultiPsk, che permette di identificare in maniera automatica e sicura svariate emissioni digitali in banda radioamatoriale mediante una rapida trasmissione MFSK a 16 toni che occupa circa 180 Hz di banda e che dura un paio di secondi, emettendo un codice che identifica con precisione il modo digitale prescelto e avvisando così il corrispondente mediante una informazione mirata a suggerirgli su quale frequenza si trova il segnale di chiamata e che parametri utilizzare per contattare la stazione chiamante.
Certo, i puristi potranno trovare anche in questo un argomento di critica e polemica.
Ma lo troverebbero a prescindere, se trattasi di puristi DOC.
E, in quanto tali, polemici di natura.
Indi, andiamo oltre.
Con l’aiuto del succitato RS-ID ho testato vari modi digitali, come il classico PSK, poi la storica RTTY, l’intrigante Contestia, la divertente Olivia, lo sfizioso Feld-Hell, la curiosa MT63, il robusto Thor, il penetrante DominoEX, lo sperimentale Throb ed altri ancora.
Il main sofware nei molteplici e duraturi test è stato DM780, parte della celeberrima suite HRD, Ham Radio Deluxe.
RS-ID è presente anche in altri software, comunque.
E aiuta, eccome se aiuta.
Le specifiche tecniche enunciano la sua affidabilità in decodifica con almeno -18 di S/N (rapporto segnale/rumore, detto anche SNR: signal to noise ratio): il che, senza addentrarsi in ulteriori e complessi tecnicismi, per quanto molto interessanti, mostra un risultato degno di attenzione.
A me ha aiutato ad invaghirmi di un modo digitale che miscela diverse caratteristiche che ricerco quando tento di conquistare l’agognato DX: veloce (soprattutto in alcune sue modalità), robusto, penetrante, sensibile, efficace ed efficiente.
MFSK, si, proprio quello del suddetto RS-ID.
MFSK alias Multiple Frequency Shift Keying: cioè una modulazione ortogonale, una sorta di RTTY con le due portanti della seconda che in MFSK diventano 8, 16 o ancor di più, seppur lo standard preferito per me resti il 16.
Perché “in medio stat virtus”, come si diceva poc’anzi.
E pure per una questione squisitamente pratica: difatti estendere oltre misura la banda di trasmissione può, in base alla situazione del momento ed alle molteplici variabili in gioco, contribuire a sviluppare ulteriori complicazioni non sempre gradite che, sempre in funzione delle condizioni in essere al momento, potrebbero mettere a rischio la nitidezza spettrale della trasmissione.
Quindi, in soldoni, inficiare la buona riuscita del collegamento.
Questo a prescindere dalla correzione automatica di errore che è presente nel modo in oggetto.
MFSK 16 utilizza appunto sedici portanti spaziate 15.625 Hz (e 316 Hz di larghezza di banda) esprimendo una velocità di 42 WPM (31.25 bps) e risultando oltremodo valido per il traffico DX anche in bande basse, dove per caratteristiche intrinseche esprime una notevole reattività al fading, minimizzando l’Effetto Doppler e ponendosi come una ottima alternativa a più blasonati (nel 2020) modi digitali per il multi-path.
Il 16 non è eccessivamente “spazioso” nell’occupazione di banda e come detto e testato sul campo, nel DX se la cava più che dignitosamente: non che ciò dimostri granché, chiaramente, ma in 20M, dove l’attività era discretamente sostenuta sino all’esplosione del JT e del successivo FT8, ho collegato tranquillamente tutti i continenti in MFSK16.
Ottimi QSO intercontinentali pure in 30 e 40, propagazione permettendo: vari contatti con il Pacifico e i Caraibi collegati in diversi frangenti.
Validissimi riscontri anche in 17 e 15M, leggermente meno in 12 e 10M a causa di un ciclo solare che non è nel suo periodo aureo e che penalizza determinate frequenze più di altre.
Mi ci son divertito tanto in Islanda, esperienze indimenticabili di quando operavo da TF land, dando a molti il “new one” sia di modo che di banda.
Ricapiterà, più avanti.
Tra l’altro il nostro MFSK ancora oggi viene usato in ambito militare (ambasciate e missioni) e per comunicazioni di natura professionale in HF (servizi, telecomunicazioni, stazioni monitor, etc.).
La rilevazione e correzione automatica degli errori a bordo (FEC: Forward Error Correction) trasmette robustezza, ma la sintonizzazione deve essere accurata e stabile, altrimenti il software non tollererà le differenze tra frequenza di trasmissione e ricezione.
Inoltre qualora la radio utilizzata per trasmettere risultasse eccessivamente vetusta e/o con deriva di segnale, beh, a quel punto i problemi potrebbero diventare insormontabili.
MFSK8 ha una sensibilità ancor più accentuata del 16, ma è molto difficile da regolare e soffre oltremisura l’Effetto Doppler.
MFSK16 e MFSK8 sono stati sviluppati da Murray ZL1BPU e Nino IZ8BLY a cavallo tra la fine del secolo scorso e l’inizio di quello attuale e possono essere testati sulle varie frequenze loro dedicate, come da Band Plan in HF.
MIXW, DM780, MultiPSK ed egMFSK sono i principali software che offrono la possibilità di divertirsi in questo modo digitale.
Un appunto importante: come evidenziato dalle caratteristiche intrinseche, MFSK richiede un carico di trasmissione a ciclo continuo del 100%, quindi non è consigliabile sfruttare la totalità della potenza a disposizione, soprattutto se quest’ultima prevede una durata medio-alta di TX, per non incorrere in possibili danneggiamenti della propria attrezzatura.
Da un terzo alla metà della massima pwr a disposizione, a seconda delle condizioni, può bastare ed avanzare per la maggior parte dei casi, senza esporre ad inutili rischi la propria radio.
Idem nel caso di utilizzo di un amplificatore di potenza che, posso garantire per esperienza diretta, non è quasi mai necessario tranne che in bande basse dove, a patto di usare un oggetto che pilotato con poca potenza non metta a rischio il sistema in uso, potrebbe essere saltuariamente utile un minimo di forza motrice in più.
E mi rendo perfettamente conto che qualche purista avrà da obiettare anche su questo: consapevole che nella stragrande maggioranza dei casi ho trasmesso praticamente in QRP, in MFSK, mi sentirei ipocrita nel negare quanto in taluni e rari casi non rappresenti un delitto aumentare leggermente il carico, ove possibile e, ancora una volta, in bande dove oltre ad un sistema RX adeguato, capita spesso di aver bisogno anche di un pizzico di “sostanza” in più in fase di TX.
Sui puristi mi sono già espresso in precedenza.
Ciò detto, non appena avrà fine questo periodo complicato, nella speranza di venirne fuori senza eccessivi patemi d’animo e non solo, provvederò a riorganizzare la stazione e farò spesso chiamata in MFSK16, soprattutto in 30 ed 80 e, con un pizzico di aspettative in meno, anche in 160, provando a sfruttare la referenza IOTA del mio QTH e pazientando qualora, come presumo, vi sarà poco riscontro durante le prime fasi del CQ-DX.
Se poi la propagazione andrà migliorando pure in 10 e 12, magari in 6, hai visto mai, non mancherò di estendere il range di test in queste altre, bellissime bande, oltre che sulle altre a nostra disposizione.
Amici, a presto “in aria”, quindi.
Non solamente in FT8, mi raccomando.
73!
IC8BNR – Claudio
V74