• 1996

Maxwell – Maxwell’s Urban Hang Suite 

Si balla, si sogna, si vibra.
Un disco che svolta le serate, credetemi.
Altro che il Sironi -con le zinne viola, s’intende- di Tony Brando.


Maxwell è un artista poco conosciuto, in Europa.
Chi segue la scena R&B e soul, ancor più quella d’oltreoceano, di certo ne avrà sentito parlare.

Classe 1973, erede di padre portoricano (che perde a soli tre anni) e di madre afroamericana.
Approccia la musica sin da giovanissimo, nei cori della chiesa locale.
Da adolescente si appassiona alla voce di Marvin Gaye ed alla poliedricità di Prince e decide di iniziare a scrivere canzoni, creando un proprio repertorio e proponendosi in alcuni club di New York.
I suoi amici e compagni di scuola, quando lo scoprono, non credono ai propri occhi e alle proprie orecchie: Maxwell, difatti, è timido ed impacciato come nemmeno Óscar López al centro della difesa della Lazio (e pure altrove) nel 2004.

Il ragazzo ha grinta da vendere e tira fuori anche il carattere.
Il talento, invece, o lo possiedi oppure no.
Lui, per sua fortuna, ne ha parecchio a disposizione.
Ad esso abbina una presenza scenica notevole essendo un bellissimo ragazzo, sensuale e carismatico, che in un paio di anni cancella del tutto la figura del teenager poco disinvolto e goffo, trasformandosi in una vera e propria tigre da palcoscenico.

La Columbia Records ne intuisce immediatamente le potenzialità e decide di investirci su, senza remore: la scelta si rivelerà quanto mai azzeccata.

Come in ogni gran disco che si rispetti, due aspetti sono necessariamente imprescindibili:
– Il primo è riuscire a creare un gruppo di lavoro adeguato al livello che si intende raggiungere.
– Il secondo è ritrovarsi ad affrontare qualche problema che deve necessariamente verificarsi durante la produzione, altrimenti non parleremmo di un qualcosa di importante.


Maxwell’s Urban Hang Suite, il primo album di Maxwell, ottempera ad entrambe le circostanze.

Ci lavora su gente come l’apprezzato Leon Ware, paroliere e produttore di successo col succitato Marvin Gaye, con Michael Jackson, con Quincy Jones ed altri ancora.
Stuart Matthewman, fedelissimo della adorabile Sade e superbo polistrumentista, si occupa del sound.
Wah Wah Watson, altro membro della fu crew di Gaye, si dedica alla chitarra.
Peter Mokran, valente ingegnere del suono, coordina il lavoro di produzione.
Fin qui ci siamo.

Il problema?
Eccolo: la Columbia Records, ad un certo punto, pur apprezzando gran parte della proposta esprime dubbi sulla valenza commerciale dell’opera.

Maxwell tranquillizza tutti e ragiona sul da farsi.
Decide di apportare qualche modifica al progetto per andare incontro alle richieste dei capi, si rimette per ben due anni a rielaborare alcune sue idee di base ed infine dà alle stampe il suo primo disco, presentandolo come un concept album, ispirato ad una storia d’amore breve ed intensa.
Un irresistibile inno alla monogamia, allorquando quest’ultima è palesemente fuori moda e considerata roba per inetti ed imbranati.

Since last we loved

No-one’s come near

No girl can ever compare

To you my dear

Girl it’s our reunion.

Reunion. Reunion, reunion

It’s our reunion

We’re back together

-reunion-

La critica si dichiara subito entusiasta.
Il segreto è nella ricetta: in una fase storica in cui l’hip pop spruzzato dal soul è grandemente in voga, MUHS indovina un purissimo soul contaminato da ampie dosi di funk e di jazz espresse, a differenza del solito, con delicatezza, dolcezza, eleganza.

Album notturno, suadente, amoreggiante.

Le vendite partono a rilento, poi il secondo singolo Ascension (Don’t Ever Wonder) lancia il disco verso la gloria.
Gli altri singoli estratti contribuiranno a renderlo Disco di Platino ed a fargli conquistare parecchi premi.

Lui rifiuta una copertina da sex symbol proposta dalla Columbia, che gli avrebbe fruttato maggiore notorietà iniziale, ed accetta il compromesso di far apparire la sua immagine soltanto sul retro del disco, perché vuole che “le persone acquistino la sua musica per ciò che essa -e lui- racconta e non in funzione dell’immagine dell’artista“.


Track listing:

  • 1 The Urban Theme 2:41
  • 2 Welcome 5:17
  • 3 Sumthin’ Sumthin’ 4:17
  • 4 Ascension (Don’t Ever Wonder) 5:46
  • 5 Dancewitme 6:15
  • 6 …Til the Cops Come Knockin’ 6:56
  • 7 Whenever Wherever Whatever 3:45
  • 8 Lonely’s the Only Company (I & II) 6:21
  • 9 Reunion 4:53
  • 10 Suitelady (The Proposal Jam) 4:48
  • 11 The Suite Theme 13:47

Insieme a Erykah Badu e a D’Angelo, Maxwell diventa uno dei pionieri del Neo Soul, un sottogenere musicale che intorno alla metà degli anni novanta fonde una serie di esperienze sonore che fanno riferimento al soul dei 70s, al pop rap e al contemporaneo R&B.


Maxwell’s Urban Hang Suite, tenendo oltretutto conto che parliamo di un album di debutto, è stupendo.

I quattro singoli estratti sono pezzi che restano nell’immaginario collettivo.
* …Til the Cops Come Knockin’, avvolgente come un delicatissimo manto protettivo che trasporta davvero in un’altra dimensione.
* Ascension (Don’t Ever Wonder) in primis: sublime, impregnata di romanticismo e cool in maniera straordinaria.
* Sumthin’ Sumthin’ è un brano che adoro, con quel groove ammaliante che conquista l’ascoltatore, rendendolo dipendente e completamente in balia delle onde radio.
* Suitelady (The Proposal Jam) è spaventosamente mielosa senza ammorbare, raccontando una dichiarazione d’amore, d’intenti e di altre piccole grandi cose che un uomo fa alla donna che adora.

Il resto è all’altezza.
Anzi: direi che 2/3 delle canzoni rimanenti sono addirittura migliori di quelle lanciate come singoli.
Inutile classificare con precisione, comunque.
Lavoro egregio, da godere tutto d’un fiato in ogni sua traccia.


I video hanno aumentato la popolarità di Maxwell, in modo particolare negli USA.
Marvin Gaye, Curtis Mayfield, Teddy Pendergrass e Luther Vandross sono gli artisti ai quali il suono di MUHS mi rimanda, d’istinto.
Una selva di talento e sfortuna, in questi quattro nomi.
Maxwell, che spero abbia vita meno sofferta rispetto ai suoi predecessori, li ricorda molto -soprattutto un paio di essi- pure dal vivo, nei concerti.
Tiene il palco con movenze sensuali e fa ondeggiare anime, cuori e corpi.

Maxwell

A maggio del 1997 registra un MTV Unplugged (come andava di moda all’epoca) che rappresenta un’ulteriore perla della sua discografia ufficiale.
Esegue diverse canzoni di Maxwell’s Urban Hang Suite ed interpreta da par suo un paio di cover -una di Kate Bush e l’altra dei Nine Inch Nails-, per una mezzora di pura immersione dei sensi nel pianeta Maxwell.
Esce nei negozi dopo due mesi e vende abbastanza.

Io posseggo entrambe le versioni, album originale e MTV Unplugged.
Le ascolto spesso.
Imitatemi.
Non avrete a pentirvene, garantito.


Trovo sorprendente il modo in cui Maxwell sia riuscito a fondere il romanticismo più sincero e profondo con un suono che accompagna i testi in modo raffinato e garbato.
Ed in un contesto ove tutti i suoi competitors appaiono tendenzialmente sdolcinati, a tratti anche troppo, sconfinando in quello che alle mie orecchie appare come un loro mellifluo tentativo di mostrare una sensualità forzata, grossolana, provocante sì, ma ma nel senso più becero del termine.
Il nostro, pur esibendo le stimmate estetiche del piacione, punta invece sulla sostanza sin dalla già citata genesi della copertina del disco e tira fuori dal cilindro un lavoro di rara bellezza ed autenticità.

Sì, ancheggia un po’ nei video e nei concerti.
Vero.
Ma accompagna, non determina.
Rivela una vera sensualità, a parer mio.

Mi auguro che torni anche ad esibirsi in Europa, dove manca dal 2016.
Sarebbe un bel modo per mettere più in risalto la sua figura nel vecchio continente.
Non si tratta di un artista prolifico, va detto.
Vive di ispirazione e, dopo questo eccezionale esordio, ha pubblicato soltanto altri 4 album completi -oscillanti dal buono al discreto- in oltre venticinque anni di carriera.

Nella sua discografia Maxwell’s Urban Hang Suite ad oggi è il Top, senza discussione alcuna, e credo pure che sia, ma spero di essere smentito, un lavoro qualitativamente irripetibile.
Per intensità, soprattutto.


Nel 2024 è annunciata una sua nuova uscita.
Con calma, Maxwell: mi raccomando.
In relax, luci soffuse ed ottima compagnia.
Con tutta, tutta, tutta la calma del mondo, amico mio.
Te lo puoi permettere, d’altronde.
Eccome.


Maxwell – Maxwell’s Urban Hang Suite: 8,5

V74

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