Marburgo
  • Assia

Marburgo

Anni fa, ormai molti anni fa, un mio amico rimorchiò una simpatica e prosperosa tedesca durante la calda primavera ischitana.
Nulla di strano, tenuto conto che fino a pochi decenni or sono i matrimoni misti tra isolani e straniere -soprattutto tedesche, per l’appunto- erano all’ordine del giorno.
Poi certi costumi ed alcune abitudini sono mutate, nell’arco del tempo, ma ogni tanto si ritorna alle vecchie e sane tradizioni.

Nel caso in questione l’avventura erotico-sentimentale non ha avuto uno sbocco matrimoniale, ma ha comunque consentito al sottoscritto di conoscere un’altra bella cittadina germanica, l’ennesima di una collezione ormai spropositata.
In realtà Marburg -italianizzata in Marburgo– l’ho visitata quando la mia collezione era ancora in forte espansione.
Mi è piaciuta parecchio e dopo averla vista per la prima volta, grazie a questa visita di cortesia nella quale ho accompagnato il mio amico dalla sua amata, ci sono stato in altre due circostanze, una delle quali in compagnia di un altro carissimo compagno di battaglie con il quale abbiamo letteralmente dato spettacolo a livello enogastronomico, ingurgitando tutte -dicasi tutte- le specialità della regione.


Marburgo dista una ottantina di chilometri da Francoforte.

Marburg

Noi atterrammo ad Hannover, per ragioni logistiche legate al lavoro della nostra amica.
Poi ci fermammo a cenare a Kassel (carina, ma che non ho ancora visto con la dovuta calma), di strada, per giungere infine in tarda serata a Marburgo, col meteo che aveva iniziato a fare le bizze ed una nebbia che la Pianura Padana, a confronto, pareva la Costa Azzurra.

Nei due giorni successivi lasciammo i piccioncini per i fatti loro: l’altro amico, professionista della materia, iniziò a studiare i luoghi per la pappatoria ed io me ne andai a zonzo per la città, dapprima in solitaria e poi con una amica della nostra amica che, molto gentilmente, si offrì di farmi da Cicerone.
E come darle torto, d’altronde.


La cosa che mi è subito piaciuta di Marburgo è l’atmosfera.
Placida, di un placido che rilassa e, nel contempo, intriga.

Il fiume Lahn, un affluente del Reno col quale si congiunge in quel di Coblenza, dona un senso di pace e di bellezza naturale al circondario.

Il bel Castello di Marburgo (Marburger Schloss), costruito nell’XI secolo, è il simbolo storico della città.
Difatti Marburgo ha alle proprie spalle una storia estremamente complessa, ricca di dettagli e di eventi che ne hanno contraddistinto l’incedere durante i secoli.
Qui è possibile reperire qualche info in più, a riguardo.
Il Castello merita una visita, nel suo complesso.
Una bella camminata consente di arrivare alla fine della collina ove è situato.
La vista è ragguardevole e gli esterni molto belli, in particolar modo i giardini, curati ed esteticamente impeccabili.
Io adoro i Castelli, ancor di più quelli posti nei pressi dei fiumi (il Reno è insuperabile, da questo punto di vista).
All’interno molte cose sono state modificate, rispetto al passato.
Imponente la Sala del Principe, molto caratteristiche le altre stanze che trasudano d’antico e raccontano la quotidianità di una struttura impregnata di vita e di morte, come ogni castello che si rispetti.
Vi è pure un piccolo museo ed alcune ricostruzioni storiche che, detto tra noi, non sono eclatanti.
Però, ribadisco, la visita è d’uopo.
Io ci manco da parecchio, quindi magari -nel frattempo- molte cose sono cambiate e, perché no, forse in meglio.
Il panorama da su sicuramente è lo stesso di quando ci sono stato io e quello resta uno spettacolo da non perdere, poco ma sicuro.

Landgrafenschloss Marburg

Molto bella anche la Chiesa di Santa Elisabetta (Elisabethkirche ), risalente al 1283, per quanto i lavori di costruzione siano iniziati circa cinquant’anni prima.
Gotica, imponente, ricca di chicche da vedere sia all’esterno che, ancor di più, al suo interno.
Un vero e proprio viaggio nel tempo in una delle strutture religiose più antiche del paese.
Consiglio una guida -o un approfondimento preliminare, sul web- al fine di ricavarne quantomeno la dovuta introduzione, poiché il luogo è gravido di storia, arte, architettura e di aneddoti veramente interessanti.

Elisabethkirche Marburg

Il centro storico regala scorci stupendi con i suoi viottoli lastricati che spuntano a sorpresa tra le caratteristiche casette a graticcio e si dipanano in una dimensione doppia, perché Marburgo si sviluppa anche in altezza, nel suo territorio.
Una mini Bergamo, insomma.
Marburgo alta e Marburgo Bassa, ecco.
Ovviamente con distanze brevi ed una particolarità: un ascensore che congiunge le due parti della città, con due cabine che fanno su e giù ed in pochi istanti collegano comodamente i due “poli”.


Non mancano altri luoghi che potrebbero risultare interessanti: alcune chiese, un paio di piccoli musei, il Municipio, la Piazza del Mercato.
Nei primi anni duemila è stato inaugurato il Museo dei veicoli d’epoca della Polizia: che per un appassionato dell’Ispettore Derrick, quale lo scrivente, è oro puro.
Purtroppo l’ultima volta che ero lì non ebbi la possibilità di dare una occhiata, a causa di lavori di allestimento della struttura.
Ci rimasi male e me ne andai a spendere moneta nel MediaMarkt poco discosto, dove presi How Can I Sleep with Your Voice in My Head, un bel live degli a-ha in formato CD.
Ogni tanto lo inserisco nel lettore e, prima che parta la traccia iniziale, penso a quel giorno.
É incredibile il potere della memoria ed è bellissimo unire alcuni oggetti, fossero anche semplici e banali, al ricordo dei luoghi che abbiamo avuto la fortuna di vedere, nella vita.
Anzi: che ho avuto la fortuna di vedere, nella vita.
Perché a livello emotivo questa cosa, al di là di dichiarazioni di facciata per apparire romantici e del classico souvenir da esporre in cucina, sono l’unico fesso a pensarla.
Andiamo oltre, va.


Il mio posto preferito di Marburgo è il lungofiume, comunque.
Il centro è altrettanto piacevole, con diversi locali di ottima levatura.

Marburg an der Lahn

Marburgo è una citta universitaria.
Non soltanto nel senso classico del termine, cioè di offerta studentesca completa.
Piuttosto la prestigiosa Università -tra le più antiche della Germania- è parte integrante e, per certi versi, fondamentale della città.
Tra gli studenti che la frequentano e tutti coloro che gravitano intorno ad essa per ragioni di lavoro e di produzione, si può tranquillamente affermare che i 3/4 della cittadina siano legati alla struttura universitaria.
L’altro quarto rimanente si divide tra i vecchietti che si godono la meritata pensione e gli impiegati nelle aziende di farmacia e biotecnologia, qui molto fiorenti.
Alcuni dei vaccini anti-Covid sono infatti stati prodotti proprio a Marburgo.


Per girarla come si deve basta una mezza giornata, ma onestamente io un giorno pieno a Marburgo lo dedicherei più che volentieri.
Si mangia molto bene, quasi ovunque.
Nei miei tre tour ho testato vari localini.
I migliori in Oberstadt (città alta), in zona turistica ma anche studentesca.
Birrerie, pub, ristoranti e caffetterie.
Tutto estremamente delizioso, dolci inclusi.
Sarebbero passati troppi anni per menzionare qualcosa, idem per gli hotel, per quanto questi ultimi siano meno soggetti a cambiamenti epocali rispetto agli spazi della gastronomia.
Una citazione me la rischio, comunque.
Anzi: due.
Hinkelstein, sono andato a cercarla: una birreria di qualità, un ambiente -quantomeno ai tempi- divertente, un locale sfizioso e con un sasso gigante incastonato nel soffitto che diventa il protagonista della scena.
– Sudhaus, idem come sopra: talvolta pieno come un uovo, al limite del claustrofobico.
Gente felice, alticcia, allegra.
Niente male.

Nell’esordio a Marburgo ho soggiornato per una notte in un ostello posto a pochi passi dal fiume (Jugendherberge Marburg), in una bella camera doppia che condivisi con il mio amico prima di spostarci nel grazioso appartamento dove fummo ospitati.
Ambiente giovanile, senza eccessive pretese (l’ostello, s’intende).
Oggi pare che l’unico ostello di Marburgo si trovi nel piazzale della stazione, in posizione strategica ideale.
Gli hotel non sono economici, in zona.
Nel mio ritorno in città ero in compagnia e feci base a Francoforte, mentre nella terza tornata mi spostai in solitaria ed alloggiai in una struttura privata.


Marburgo si scopre passeggiando.
Il suo fascino è insito proprio nell’assaporarne lentamente le atmosfere medioevali e nel respirarne la tortuosa ed affascinante parabola storica.

Marburgo

Chi è qui all’inizio di giugno può partecipare alla Tre Giorni di Marburgo (Drei Tage Marburg), una evento che coinvolge tutti in un festival dove musica, cibo, birra e arte si intrecciano indissolubilmente tra loro.
Mi è stata raccontata e credo valga la pena di farci una capatina.

Nel periodo di fine anno i Mercatini di Natale regalano al centro storico un aspetto fiabesco, con tante luci ed invoglianti bancherelle.
Non potevano mancare nella mia collezione, chiaramente.


Il modo più semplice per raggiungere Marburgo dall’Italia è quello di atterrare su Francoforte.
Un’ora di treno e si è a destinazione.
A proposito: la Bahnhof Marburg (Lahn), la stazione ferroviaria, è nella norma.
Esternamente carina, internamente scarna.
Pur essendo un fervente appassionato della materia, non le darei più di un risicato 5,5.

Le possibili connessioni con altre città da visitare sarebbero infinite.
Siamo nel centro della Germania e da Marburgo è possibile spostarsi praticamente ovunque, sfruttando quel notevolissimo centro nevralgico dei trasporti che è Francoforte.

Come detto, Marburgo meriterebbe almeno una giornata intera.
Eventualmente appoggiandosi alla stessa Francoforte, per dormire.
Una bella escursione e passa la paura.
Volendo assaporare l’atmosfera serale e notturna, ovviamente più intensa e casinara nel fine settimana e più genuina e rilassante nei giorni lavorativi, è consigliato un pernottamento.

Marburgo

Conservo un bel ricordo, di Marburgo.
Se mi dovessi trovare nuovamente nei dintorni di Francoforte non esiterei a tornarci, fosse anche per qualche ora.

Il fiume, il castello, le case a graticcio, il centro storico medioevale, il buon cibo, il buon bere, la storia.
E il museo con le auto di servizio di Stephan Derrick.
Gli elementi per spassarsela ci sono tutti.
Ma proprio tutti.


Buon viaggio!

V74

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