• La Freccia di Prima Porta

Lorenzo Marronaro

Veloce, sveglio, sgusciante. Se soltanto segnasse più spesso sarebbe un attaccante con i fiocchi“.
Una frase che in parecchie occasioni ha accompagnato la parabola sportiva di Lorenzo Marronaro, romano DOC che in carriera ha indossato diverse maglie importanti e che in realtà qualche golletto lo ha pure realizzato, eh.
Altroché.
Però, tranne che per un paio di exploit, di sicuro ne ha imbucati meno di quelli che avrebbe potuto tranquillamente mettere a segno, con i mezzi che madre natura gli ha messo a disposizione.

Nato nella capitale nel gennaio del 1961, Lorenzo Marronaro è sin da bambino un promettente calciatore.
Con la sfera al piede dribbla tutto ciò che gli capita a tiro ed è giovanissimo allorquando entra nelle giovanili del Flaminio, società del suo quartiere.
Gioca col numero 7 sulle spalle, da ala prettamente offensiva, piuttosto che tornante.
Un osservatore lo segnala alla Lazio, che mette le mani sul suo cartellino e -appena tredicenne- lo inserisce nel proprio settore giovanile.
Lorenzo disputa una stagione importante nella categoria Giovanissimi, prima di infortunarsi seriamente e perdere l’intera annata seguente.
Claudio Bartolini, preparato medico che si occupa delle giovanili Laziali e che da lì a breve passerà nello staff sanitario della prima squadra, lo aiuta a riprendersi completamente.
La Lazio, in attesa di verificarne il reale valore, decide di prestarlo alla Urbe Tevere per un biennio, al termine del quale il ragazzo passa nella Primavera della Pistoiese.
Nel 1980 Lorenzo torna a Roma, nella Primavera di una Lazio che è appena retrocessa in serie B a causa del Totonero.

Lorenzo Marronaro - Lazio

I Biancocelesti, orfani degli squalificati Giordano, Manfredonia, Wilson e Cacciatori, ingaggiano il tecnico Castagner e costruiscono una buona rosa (Viola, Bigon, Garlaschelli, Chiodi, Citterio, Moscatelli, Greco, Mastropasqua, Spinozzi, Sanguin ed altri ancora) che lotta per la promozione e che la fallisce per mera sfortuna, soprattutto a causa di un rigore sbagliato dallo specialista Chiodi, nel match contro il Vicenza, nel penultimo turno di campionato.
Un errore decisivo, che costringe i romani a disputare un ulteriore torneo di cadetteria.
Marronaro viene convocato da Castagner a stagione in corso e mette a referto sette presenze, due delle quali da titolare.

Il ragazzino, tignoso e sfacciato, esordisce senza paura in un torneo difficile quanto duro.
Viene soprannominato “Freccia di Prima Porta“, per la notevole rapidità che mette in difficoltà i suoi diretti marcatori.
Puffo” è l’altro nomignolo che gli viene affibbiato, essendo abbastanza bassino.
Qualcuno lo paragona a Renzo Garlaschelli, Campione d’Italia con la Lazio nel 1974 ed oramai agli sgoccioli di carriera con la maglia Laziale addosso.

Marronaro, in realtà, sembrerebbe possedere doti maggiormente offensive, rispetto al succitato compagno di reparto.
Magari a ripercorrere le orme calcistiche dell’altro, eh.

Sia quel che sia, Castagner chiede la conferma del giocatore per la stagione seguente.
La Lazio si rinforza con alcuni elementi di comprovata esperienza, senza però riuscire a trovare la quadra.
Nel girone di ritorno Castagner viene sostituito da Clagluna, che guida i Laziali ad un anonimo undicesimo posto in graduatoria.

Marronaro timbra cinque gettoni di presenza, senza trovare la rete.
Lui, tifoso Laziale sfegatato e raccattapalle all’Olimpico nell’anno dello Scudetto dei Biancocelesti (1974), nel mercato novembrino capisce che il cordone ombelicale con la sua squadra del cuore sta per interrompersi.
Ha bisogno di giocare con continuità, il buon Lorenzo.
Ed accetta così il trasferimento in prestito al Forlì, in terza serie.


Dove fa bene, mettendo a segno diverse reti ed attraendo gli sguardi di alcune compagini di categoria superiore.
La Lazio, che nel frattempo è tornata in serie A, cerca elementi di maggiore caratura ed esperienza e decide di privarsi del ragazzo, che viene ceduto a titolo definito al Monza, neopromosso in serie B ed avversario proprio del Forlì di Marronaro, nel torneo precedente.

Lorenzo Marronaro, che nella Primavera della Lazio ha segnato gol a grappoli e che per un breve periodo ha giocato anche da terzino destro, vuole dimostrare alla sua oramai ex società di aver sbagliato valutazione, nei suoi confronti.
Ha una incredibile voglia di rivalsa e Monza è l’ambiente adatto per crescere e maturare ulteriormente.
Lui, che quando torna a casa ed è libero dagli impegni professionali non esita ad aiutare il padre lavorando nelle cave, è consapevole di doversi giocare al meglio le proprie carte.
Vuole arrivare in alto e per farlo deve impegnarsi allo spasimo.
Possiede talento e sveltezza, ma nel calcio ci vogliono anche testa giusta e carattere adeguato, per raggiungere risultati di rilievo e, soprattutto, per mantenersi al vertice.

Nel Monza il romano fa coppia con Loris Pradella, centravanti dotato di ottima tecnica e di buon senso della rete.
I due, che vanno a creare un sodalizio che durerà anche al termine delle rispettive carriere sportive, trascinano i brianzoli verso le zone nobili della classifica.
Non si tratta di una rosa costruita per vincere, intendiamoci.
Ma i buoni giocatori non mancano affatto, tutt’altro.
Oltre ai due bomber (12 gol Pradella, 11 Marronaro) ci sono elementi di valore quali Bolis, Mitri, Colombo, Ronco, Saini, Baroni, Papais, Mascella e altri ancora.
Insomma: organico discreto e coeso, con un settimo posto finale che testimonia la validità del gruppo, allenato dapprima da Fontana e, successivamente, da Mazzetti.

Monza Calcio

In estate il club brianzolo respinge un paio di offerte per il suo gioiello romano.
Pradella passa invece all’Udinese, sostituito in rosa dall’ex interista Ambu.
Quest’ultimo è un buon attaccante, ma il feeling con Marronaro non è lo stesso che l’ex Laziale aveva col predecessore.
Il Monza incappa in una annata sofferta, col tecnico Magni che sostituisce Mazzetti e riesce, non senza patemi, a traghettare i suoi in acque sicure, mantenendo la categoria.

Lorenzo Marronaro, miglior cannoniere dei lombardi con sette reti, a fine torneo passa al Bologna, appena promosso nella seconda serie nazionale.
La compagine felsinea sogna in grande, ma il campo è di diverso avviso.
Nono posto finale, con Marronaro che gioca da titolare senza riuscire ad imporsi.
Eppure l’attacco col bomber Frutti e la sgusciante ala Marocchino sarebbe, quantomeno in teoria, da urlo.

A luglio il Bologna vende Frutti al Modena e preleva Pradella dal Padova, che dodici mesi prima lo aveva acquistato dall’Udinese.
Si ricompone così in Emilia il duo che tanto bene ha fatto a Monza.
In panchina viene ingaggiato Carlo Mazzone, che porta il suo team a sfiorare la promozione in serie A.
Marronaro segna sei gol e si mette al servizio di Pradella, bomber dei rossoblù con dodici centri.
Nove sono le realizzazioni di Lorenzo nella successiva stagione, conclusa dal Bologna in decima posizione.
Guerini e Fabbri, alternatisi sulla panca emiliana, non riescono a far rendere al meglio una squadra che sulla carta poteva tranquillamente valere almeno un quarto/quinto posto in graduatoria.

Lorenzo Marronaro aumenta man mano la sua quota realizzativa.
Nell’estate del 1987 il nuovo tecnico degli emiliani, Maifredi, decide di puntare su di lui come attaccante puro.
Organizza una squadra spettacolare e, nel contempo, pragmatica.
Si gioca a zona.
Pura.
Cusin va in porta.
In difesa agiscono Luppi, Renato Villa, De Marchi ed Ottoni.
A centrocampo ci sono Stringara, Pecci e Marocchi.
Davanti Poli, Pradella e, manco a dirlo, Marronaro.
Monza si sdoppia tra difesa e centrocampo.
In mezzo al campo, quando serve, ci sono anche Quaggiotto e Gilardi.
Gli altri, comprimari e giovani, sono pronti ad immolarsi per la causa.
Si lotta per vincere e si stravince, altroché.

Lorenzo Marronaro la imbusta in ben 23 occasioni.
Re dei bomber, ovviamente.
E sbarco assicurato nel massimo livello del calcio tricolore.
Un sogno che si concretizza, per il Puffo.

Lorenzo Marronaro - Bologna

Maifredi ne chiede la riconferma pure in serie A, rispedendo al mittente alcune offerte provenienti da club interessati ad assicurarsi i servigi della Freccia di Prima Porta che, in serie B, viene considerato una garanzia.

E in massima serie?
Beh, lì le cose cambiano.
Giocoforza, s’intende.
Questione di tecnica individuale, di valore dei difensori avversari, di concentrazione, di velocità di gioco.
Marronaro è velocissimo di gambe, però in A serve esserlo soprattutto dal punto di vista mentale.

Il giocatore romano si conferma miglior marcatore dei felsinei anche nel campionato più importante della penisola, ecco, con cinque reti che contribuiscono ad un buon torneo dei suoi.
Il Bologna, fondamentalmente, toppa gli stranieri.
Il belga Demol sarebbe discreto, se fosse in piena forma.
Il finlandese Aaltonen ed il cileno Rubio, invece, non sono all’altezza del compito.
Gli italiani in rosa alzano l’asticella e consentono ai felsinei di salvarsi senza troppo penare, per fortuna.

Lorenzo Marronaro, privato del gemello Pradella (ceduto alla Sampdoria), fa il suo.
Ha un contratto in essere e lo rispetta, fermandosi a Bologna per una ulteriore stagione.
Ad onor del vero lo cerca la Juventus, ad un certo punto.
Sì, nientepopodimeno che la Vecchia Signora, che vorrebbe utilizzarlo come punta di scorta.
I bianconeri virano poi su altri obiettivi e Marronaro non deve organizzare alcun trasloco.
Resta a Bologna con un paio di gol in poco più di una ventina di gare, come misero bottino a corredo.
I rossoblù, dopo aver cambiato tutti gli stranieri a disposizione e aver acquistato il forte Bruno Giordano in attacco, chiudono all’ottavo posto, qualificandosi per la Coppa UEFA edizione 1990-91.
Un buon risultato, che vale a Maifredi la chiamata della Juventus.
Il Bologna ingaggia Franco Scoglio in sua vece e mette alla porta Lorenzo Marronaro, venduto -dopo timidi approcci di Lecce, Cremonese, Fiorentina, Perugia e Padova- all’Udinese di Pozzo.
I bianconeri, invero, sono sulle tracce del romano da almeno un paio di anni.
Il giocatore, onorato del corteggiamento e lusingato dal succulento contratto propostogli, firma un triennale con i friulani appena retrocessi dalla massima serie e torna in B, con il chiaro intento di ritrovare subito la A insieme ai suoi nuovi compagni.


Balbo, Sensini, Dell’Anno, Giuliani, Catalano, Pagano, Garella, De Vitis e altri ancora.
Un autentico squadrone, per la cadetteria.
Marchesi, Fontana, Buffoni: tre allenatori che si succedono in panchina, senza trovare il bandolo della matassa.
Udinese ottava e Marronaro che segna qualche rete, non riuscendo a trascinare i suoi nelle zone nobili della graduatoria.
Dodici mesi più tardi, grazie al lavoro iniziale di Scoglio ed a quello finale di Fedele, ecco giungere la promozione in A.
Manicone, Contratto, Nappi, Mandorlini: pochi rinforzi, mirati ed indovinati.
Marronaro si mette a disposizione del team, come sempre, e riconquista la platea più eccelsa del calcio italico.

Lorenzo Marronaro - Udinese

Attaccante lesto e sgusciante, in grado di dribblare gli avversari e di lanciarsi negli spazi seminando il panico nelle difese nemiche.
Lorenzo Marronaro è un’ala destra, una seconda punta mancina e, alla bisogna, una boa centrale capace di non offrire riferimenti ai suoi diretti marcatori e di aprire le difese avversarie come un coltello nel burro.
Baricentro basso, di testa non brilla affatto.
Ma palla a terra sa farsi valere, eccome.
Bravo come uomo-assist, regala ai suoi allenatori alcune interessanti variabili dal punto di vista tattico.
Può disimpegnarsi in svariati moduli offensivi ed è generoso e tignoso.
I tifosi ne apprezzano l’impegno costante, mentre nello spogliatoio Lorenzo si fa volere bene con la sua tipica simpatia spontanea da romanaccio.
Quando è in giornata, sul manto verde fa la differenza.
Se ha la Luna storta, beh, decisamente meglio passare oltre.
Il suo innato dinamismo finisce spesso per sottrargli lucidità sotto porta.
Tranne che in un paio di occasioni, in carriera non si trasforma nel bomber che potrebbe tranquillamente essere, se soltanto riuscisse a canalizzare negli ultimi metri il suo lavoro comunque maledettamente utile alla squadra.
Ogni tanto scapoccia pure, va detto.
Ma ci sta.


Ritrovata la A, Marronaro gioca una quindicina di gare, senza peraltro andare mai a segno.
Trentaduenne, capisce che il meglio è oramai alle spalle.
Inoltre il corpo inizia a dargli qualche segnale non propriamente esaltante, a livello di infortuni.

L’Udinese, che si salva dalla retrocessione sconfiggendo il Brescia in un drammatico spareggio, si disfa dell’attaccante romano, spedendolo ad Empoli.
I toscani sono in C1 e Lorenzo Marronaro dovrebbe rappresentare la punta di diamante di un club che mira al salto di categoria.
La stagione è invece infausta e gli azzurri, dopo aver cambiato una miriade di allenatori, si salvano all’ultimo tuffo dalla caduta in C2, battendo l’Alessandria nel play-out.
Lorenzo, a causa di problematiche familiari, gioca appena una decina di match, poi aiuta Spalletti (sì, proprio lui) a condurre in porto la barca empolese e si ritira dal calcio giocato.


Non si sente portato per allenare, quindi opta per la professione di procuratore sportivo.
Presente pure nel campo dell’imprenditoria (edilizia), nel tempo libero si diletta ad ascoltare musica e regalarsi qualche bel viaggio con la famiglia, oltre che disimpegnarsi molto bene nel gioco del golf, praticato insieme a parecchi ex calciatori ed amici.

La mia carriera?
Bella, di sicuro.
Gli indimenticabili inizi alla Lazio, poi la piacevole parentesi di Monza, quindi la meravigliosa avventura a Bologna prima dell’emozionante triennio di Udine e della chiusura ad Empoli.
Quest’ultima non particolarmente fortunata, purtroppo.
Il mio era un calcio diverso da quello odierno, però.
Maradona segnava dieci/quindici reti a stagione, per dire.

E parliamo del numero 1 assoluto.
Io in partita facevo un movimento incredibile e magari a fine anno mi ritrovavo con meno gol di quanti ne avrei potuti fare in condizioni differenti.
Ma un attaccante, secondo me, non va giudicato solamente in funzione del suo score realizzativo, quanto piuttosto per il lavoro che svolge per la squadra.
E da questo punto di vista non ho proprio nulla da rimproverarmi.

lorenzo marronaro

Me lo ricordo giovanissimo alla Lazio.
Giovanissimo lui, giovanissimo io.

Poi con le altre maglie ho ricordi ancor più nitidi.
Calciatore con doti interessanti, pur non essendo un Campione.

Personaggio particolare, tra l’altro.
Simpatico, genuino, diretto.

Lorenzo Marronaro

Numero 7 e numero 11, Lorenzo è ancora oggi un idolo a Bologna.
Il tempo passa, ma i ricordi restano.
Quelli belli ancora di più, chiaramente.

Lorenzo Marronaro: la Freccia di Prima Porta.

V74

2 Replies to “Lorenzo Marronaro”

  1. Ciao, Claudio!
    Con assoluta certezza posso affermare che sono da sempre il fan numero uno di Marronaro (e lui lo sa bene)
    Ti voglio ringraziare molto per questo “articolo” scritto, tra l’altro, molto bene.
    Ho scoperto chicche che non conoscevo, un pezzo del genere, così completo di dettagli, non esiste sul web
    Credo che Lorenzo ne sarebbe felice e se non lo avesse letto (improbabile) gli manderò il link su whatsapp
    Grazie ancora e complimenti per questo splendido blog.
    Giammarco

    1. Carissimo GIammarco,
      grazie dei complimenti e permettimi di contraccambiarli, per la Tua passione legata a Lorenzo ed alla sua carriera.
      Darò una occhiata al canale youtube, assolutamente.
      Ti mando un forte abbraccio e grazie ancora del bellissimo messaggio.
      Claudio

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