• Il Mago di Mascara

Lakhdar Belloumi

Da un mago all’altro: da Silvan a Tony Binarelli, così ci togliamo subito lo sfizio.
Dopo aver ricordato Mohamed Timoumi, il “Mago di Rabat“, ecco Lakhdar Belloumi, il “Mago di Mascara“.
Anch’egli protagonista del meraviglioso Campionato del Mondo 1986, in Messico.
Sebbene, a dirla tutta, è ai mondiali spagnoli del 1982 che il nostro mostra alla platea internazionale tutta la sua infinita classe.


Ma andiamo con ordine.
Lakhdar Belloumi nasce il 29 dicembre del 1958 a Mascara, nell’Algeria nordoccidentale.
La provincia omonima è storicamente ricordata per la strenua resistenza che oppose, ai tempi, contro l’occupazione francese.
La sua è una famiglia di umili origini.
Il padre è un contadino che lavora la terra con orgoglio e fatica.
La madre si occupa di tutto il resto e attenziona Lakhdar con la massima premura: il piccolo è infatti sveglio come pochi altri e, soprattutto, appena vede un pallone inizia a riconcorrerlo come se non vi fosse un domani.

Naturale conseguenza è che, giovanissimo, si ritrovi a frequentare la scuola calcio dell’Olympique Mascara, ove mette in mostra doti alquanto interessanti.
A quattordici anni gli viene sottoposto il primo contratto per entrare a far parte ufficialmente del settore giovanile della società.
Poco dopo inizia ad allenarsi con i “grandi”, essendo palesemente un talento, seppur ancora da sgrezzare e, nel tempo, da valutare.
A soli sedici anni è aggregato definitivamente alla squadra maggiore e, nemmeno a dirlo, poche settimane più tardi esordisce in D3 (terza serie algerina).
Qualche gara ed è già tempo di cambiare aria, iniziando una lunga serie di trasferimenti di squadra che saranno una costante nella lunghissima carriera di Belloumi.

Difatti il Safaa Khemis, società di Khemis Miliana neopromossa in seconda serie, ingaggia il giovane che, ad appena diciassette anni, si sposta di oltre centocinquanta chilometri da casa, inseguendo un sogno e guadagnando uno stipendio che gli consente di aiutare la famiglia con una entrata extra non eccelsa ma che, in quel contesto ed in quel periodo storico, è oro puro.
Nella serie cadetta locale il buon Lakhdar conferma tutte le aspettative e viene convocato per la Nazionale Juniores, dove incontra altri ragazzi che, insieme a lui, andranno a comporre la generazione più talentuosa nella storia del calcio algerino.

Dodici mesi dopo il Ghali Chabab Mascara (GC), che già aveva messo gli occhi sul calciatore un paio di anni or sono, lo riporta a casa dopo averne monitorato le prestazioni sin dal trasferimento al Safaa.

Un solo anno a Mascara, ancora secondo livello e promozione sfiorata di un soffio, e Lakhdar Belloumi deve rifare nuovamente le valigie, direzione Orano -seconda città dell’Algeria, dopo la capitale Algeri-, con il MC Oran che lo ingaggia e lo fa esordire nello Championnat National 1 -oggi Ligue 1-, la Serie A dell’Algeria.
25 partite, 11 reti messe a segno e terzo posto finale in classifica: il biglietto di presentazione non è per niente male e gli spalanca pure le porte della nazionale maggiore.
Belloumi gioca come trequartista-mezzala, regalando spettacolo e segnando come una punta.


Ormai Lakhdar è maturo per approdare nel calcio della capitale: ad acquisirne i servigi è il MC Algeri, blasonata compagine che in quegli anni vince tutto ciò che si può vincere a livello continentale.
Quando Belloumi sbarca in zona il MC è però in una fase di transizione, con la maggior parte del nucleo storico -che ha contribuito alle vittorie di cui sopra- che viene allontanato per ragioni economiche e tecniche.
Motivazioni poco convincenti, onestamente, legate all’età dei calciatori epurati che, pur non essendo giovanissimi, di certo non potevano essere considerati già sul viale del tramonto.
Siamo pur sempre in Africa, continente tanto stupendo quanto misterioso.
Inoltre Lakhdar Belloumi deve assolvere per un biennio agli obblighi di leva, quindi gioca poco e la sua squadra bazzica a metà classifica.

Belloumi

Nel frattempo il fantasista partecipa ai Giochi del Mediterraneo, alle Olimpiadi ed alla Coppa d’Africa, imponendosi come il migliore dei suoi.
Nella prima competizione (1979), a suon di reti e di giocate spettacoli, porta l’Algeria sul podio, terza, con la Jugoslavia di Slišković che si aggiudica il trofeo.
Alle Olimpiadi di Mosca, 1980, è il fiore all’occhiello di un’Algeria che passa il girone insieme alle Germania Est, facendo fuori la Spagna, salvo poi uscire agli ottavi contro la Jugoslavia.
In Coppa d’Africa si ripete, con gol e prestazioni superbe che trascinano il suo team sino alla finale, persa nettamente contro la Nigeria.

Ormai Lakhdar Belloumi è una stella conclamata che vince il premio di miglior giocatore del continente e riesce, con i compagni, a qualificarsi per la prima volta nella storia del paese al Mondiale del 1982, in Spagna.

Nella penisola iberica conferma le sue qualità.
Anzi: le esalta ulteriormente.

Belloumi 1982

L’Algeria è imperniata sul suo uomo più dotato tecnicamente, con il bomber Madjer, il potente Bensaoula, il geometrico Fergani ed il generoso Zidane a fargli da scudieri, unitamente ad una serie di buoni comprimari che danno il fritto, sia in allenamento che in partita.
Un gruppo ordinato e tenace che nella prima gara sconfigge nientepopodimeno che i fortissimi panzer della Germania Ovest (Schumacher, Stielike, Briegel, Littbarski e Rummenigge in campo, per dire) con reti di Madjer e, ovvio, di Belloumi.
Un 2-1 che scatena la festa nazionale in patria e che sciocca gli appassionati di tutto il mondo.
Nessuno avrebbe mai immaginato nemmeno un pareggio tra i favoriti alla vittoria finale (i tedeschi) e la modesta compagine africana.
Figuriamoci una vittoria degli algerini.
Questi ultimi, sulle ali dell’eccessivo entusiasmo, cedono di schianto nella gara successiva, persa contro l’Austria di Schachner, Krankl e Pezzey (0-2).
Il 3-2 con cui battono il Cile è la pronta reazione degli africani che, però, escono ugualmente dalla competizione a causa di un vergognoso quanto tacito accordo tra austriaci e tedeschi, che con la vittoria (1-0) di questi ultimi si qualificano insieme agli ottavi di finale.
La partita à palesemente “truccata”, inutile girarci intorno.
Chiunque la guardi, pur se non coinvolto, non può esimersi dal definirla uno scandalo.
Nulla di nuovo sotto il sole, comunque.

Sia quel che sia, Belloumi e compagni tornano a casa, ove sono accolti con grandissimo affetto e riconoscenza.
Lakhdar, che nel frattempo è tornato a vestire la maglia del GC Mascara, promosso in prima divisione, riceve diverse proposte per emigrare.
Il Barcellona, Il Real Madrid, il Paris Saint-Germain e la Juventus sono le squadre maggiormente interessate alla questione.
In Algeria non è acconsentito trasferirsi all’estero prima dei 27 anni d’età, quindi le trattative naufragano prima del previsto.
Il giocatore, sebbene deluso, prende atto dei regolamenti interni e si esibisce a Mascara fino al 1987.

Belloumi

Come detto con la maglia della Nazionale partecipa pure ai mitici Mondiali in Messico, nel 1986.
L’Algeria pareggia con l’Irlanda del Nord (1-1), poi viene sconfitta dal Brasile (01) e dalla Spagna (0-3), abbandonando mestamente il torneo.
Belloumi fa il suo, recuperando all’ultimo istante da un grave infortunio capitatogli mesi prima e che ha fatto saltare il suo trasferimento alla Juventus, dove sarebbe andato a sostituire il polacco Boniek.
Una delusione atroce per il giocatore, che pure a fine carriera non esiterà a definire questa vicenda come il più grande rammarico della sua vita sportiva (e professionale, quindi).

Belloumi 1986

Dal 1987 in poi Lakhdar Belloumi inizia un autentico pellegrinaggio che lo vede attraversare varie tappe: il GC Mascara è la base di appoggio (quattro stagioni e mezza: quattro in prima serie e sei mesi in seconda), mentre MC Oran (tre annate e mezza, tutte in prima serie), USM Bel-Abbès (un anno, in prima serie) ed ASM Oran (un anno, in seconda serie) rappresentano le altre fermate del viaggio.
Per mezza stagione gioca anche all’estero, unica sua esperienza al di fuori del paese natio.
Nel 1988 è difatti all’Al-Arabi, in Qatar, ma -come detto- dura poco.

Alla fine mette in bacheca due scudetti algerini (nel 1984, col Mascara, e nel 1988, con MC Oran) ed una miriade di premi individuali, oltre a svariati piazzamenti di rilievo.


Lakhdar Belloumi è stato uno dei migliori calciatori africani di sempre, come attesta il quarto posto assegnatoli dalla IFFHS (Federazione Internazionale di Storia e Statistica del Calcio).
I riconoscimenti internazionali mostrano, oltre che la sua bravura, una indubbia capacità di incidere.
Il tutto senza avere alle spalle un impianto di gioco di elevata qualità, eh.
Funambolo della vecchia scuola, dotato di una buona fisicità, di ottima elevazione e in possesso di una tecnica sublime che gli permette di inventare calcio (il “Mago di Mascara“, cit.) e distribuire assist, ma anche di andare alla conclusione -soprattutto di destro- con esiti non di rado letali, per gli avversari.
Leader naturale, capitano di parecchie delle squadre ove ha militato, bravo nel proporsi e nel guidare i suoi con l’esempio e senza lesinare energie nel rincorrere i contendenti, ove necessario, oltre a prendersi responsabilità nei momenti determinanti del match.
Trequartista/fantasista con spirito da mediano, adrenalinico e grintoso.
Viene inoltre considerato come l’inventore del “blind pass“, diventato poi in gergo “no look“, cioè il passaggio -meglio ancora se assist- alla cieca, senza bisogno di osservare ove sia posizionato il compagno al quale è destinata la sfera: una giocata di altissima classe e di puro istinto.
Roba per palati fini, ecco.
Un limite, forse, è quello di tendere ad adagiarsi sugli allori.
Quando le leggi interne gli avrebbero consentito di espatriare non se l’è sentita di abbandonare il paese per compagini estere di non eccelso blasone, rimuginando sulle occasioni perse in passato e non mettendosi in gioco in tornei più competitivi, se non per una breve quanto insignificante avventura in Qatar.

Con la Nazionale ha chiuso a fine anni ottanta, con un centinaio di gettoni di presenza (la sua Federazione gliene accredita parecchie di più, inserendo gare non riconosciute a livello internazionale) e con una piccola ombra finale: una violenta rissa scatenatasi in Egitto al termine della gara che ha sancito la qualificazione dei padroni di casa al Mondiale del 1990, in Italia.
Nel furioso caos uno dei componenti dello staff medico egiziano viene colpito al viso da una bottigliata, riportando danni permanenti ad un occhio.
Lakhdar Belloumi è stato inizialmente additato come il colpevole del ferimento ed è stato posto in stato di fermo dalle autorità egiziane, salvo poi essere assolto dalle accuse in base a parecchie testimonianze che lo hanno completamente scagionato.
A breve distanza temporale l’Algeria organizza la Coppa d’Africa in casa e la vince, per la prima volta nella propria storia.
Sarebbe stato il perfetto coronamento di una saga intrisa di record e passione: ma il calciatore, senza fornire spiegazioni -forse a causa dei casini accaduti in terra d’Egitto-, rifiuta la convocazione e pone fine, di fatto, alla sua epopea in nazionale.

Il ritiro definitivo dalle scene avviene, come detto, dieci anni più tardi, con ben quarantuno primavere sul groppone.


Dedicatosi per un po’ al calcio a 5, con risultati più che discreti, Belloumi si è poi spostato in Germania per alcuni mesi, acquisendo il diploma di allenatore.
Rientrato alla base, ha quindi lavorato per MC Oran ed è stato nominato Direttore Generale all’USM Bel-Abbès.
Ripetendo il percorso da calciatore, è transitato per pochissimi mesi in Qatar (Al-Tadamun Sport Club) e si è poi stabilito al GC Mascara, prima di diventare vice-allenatore della Nazionale Algerina.

Il figlio, Bachir, sta provando a seguire le orme paterne e milita Nel Farense, in Portogallo.

Il Mago del Maghreb

“Mi hanno cercato parecchie squadre, negli anni.
Con la Juventus sembrava davvero fatta, in un paio di circostanze.
Una volta era troppo presto per avere l’autorizzazione a lasciare l’Algeria, mentre nella seconda occasione mi sono rotto una gamba.
Mi è dispiaciuto non aver giocato in Italia.
Sarebbe stata una fantastica esperienza, di sicuro!”

E puoi dirlo forte, amico.
Negli anni 80, poi.
Con Maradona, Platini e Zico.
Altroché.

Lakhdar Belloumi: Il Mago del Maghreb.

V74

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