- 1983
La Danza Moderna – Main Theme
Altra sfiziosa chicca degli anni d’oro (80), un EP di una mezzora tanto solerte a passare quanto zeppa di riferimenti e suoni tipici del periodo.
*La Danza Moderna* è un ensemble formatosi in quel di Groninga, Paesi Bassi, agli inizi del mitico decennio in oggetto.
Il bassista Wijnand Bolle dà il via alle danze, per restare in tema.
Il poliedrico Jen Alkema ed il chitarrista Richard Tettero lo seguono a ruota, creando il nucleo originario del gruppo.
Roel Schiethart viene inizialmente arruolato come fotografo e poi, dopo una sessione di prove in cui evidenzia una voce notevole, finisce per essere ingaggiato e diventare parte attiva ed insostituibile della scena.
Mieke Vaas si propone come tastierista ed un breve provino denota qualità che in un baleno la portano ad essere un indiscusso titolare della squadra.
Poco più tardi si aggiungerà Robby Peters alla batteria.
Attivi soprattutto nella zona olandese e tedesca, i nostri hanno sviluppato una comune passione per il sound maggiormente in voga in quegli anni, la New Wave, creando delle atmosfere molto malinconiche, rarefatte, seducenti.
Main Theme è il loro primo ed ultimo lavoro in studio: la produzione è curata dallo stesso gruppo con l’aiuto del batterista Michiel Hoogenboezem, che collabora ai campionamenti.
Il risultato è alquanto interessante.
Sei tracce che spaziano dalla succitata New Wave al Pop puro, con l’elettronica ben presente e senza nel contempo rinnegare una forma canzone, talvolta rockeggiante, che la evocativa voce di Roel contribuisce a rendere glam, in parecchi passaggi.
- Heaven (4:58)
- Nightflight for Asia (4:24)
- Arabian Affair (4:30)
- Y (2:25)
- Masquerade (4:01)
- Moments in Time (8:19)
*Heaven* fa da apripista al disco e ne presenta sin da subito le caratteristiche salienti: melodia, ritmo, orecchiabilità.
“Nightflight for Asia* regala una bella sferzata di punk elettrico, con un testo che già dal titolo rievoca il viaggio verso paesi lontani e sconosciuti: viaggio inteso come spostamento fisico e, ancor di più, spirituale.
*Arabian Affair* prosegue sulla scia del brano che precede, utilizzando le vigorose pulsazioni della batteria in maniera oserei dire “tribale”, con esiti oltremodo apprezzabili.
*Y* è un interludio strumentale che nasce sulla falsa riga delle abitudini del tempo: basti pensare all’antecedente “Themes for Great Cities”, dei Simple Minds, or al successivo “Agent Orange”, dei Depeche Mode.
“Masquerade* è un altro pezzo forte dell’album, dove la cadenza ritmica è ancora una volta perfettamente armonica, semplice e lineare.
*Moments in Time* chiude i giochi con eleganza e possanza, lasciandosi andare nel finale ad una scarica di pura adrenalina, quasi a voler sottintendere che ne arriveranno ancora delle belle, di lì a breve.
Invece nada.
Dopo aver pubblicato l’album in Germania, oltre che in patria, ed averne pubblicizzato i singoli con alcune clip e con piccoli tour nella stessa Germania e in Danimarca, “La Danza Moderna” interromperà le sue trasmissioni al termine di un quinquennio di attività.
I membri della comitiva hanno optato per carriere più sicure dal punto di vista remunerativo finendo per specializzarsi nel design, nell’architettura, nella tecnologia e così via, denotando una condivisa attitudine all’arte, sebbene in altre forme che non siano strettamente connesse alla musica.
Musica che non hanno affatto abbandonato, comunque.
Quando il lavoro, il tempo e le famiglie lasciano spazio, ecco che gli amici tornano all’antica passione, incontrandosi ed esibendosi in alcuni festival ed eventi.
Let me go, go, go….
“Heaven“
I wanna be on heaven!
“Main Theme” avrebbe meritato un seguito, a mio parere.
La classica prova d’appello, per capire se si è trattato di un bluff, di una illusione oppure, come presumibile, i ragazzi di Groningen erano realmente dotati di un talento che avrebbe potuto aprire loro scenari di ben altro livello rispetto a quello, pur interessante, di band promettente e di culto, per pochi intimi.
MT è un disco che si ascolta tutto d’un fiato, compatto ed omogeneo, con una produzione estremamente nitida, essenziale.
La voce di Roel è gotica, indi molto autorevole nel DNA, ma non mostra alcun segno di vanagloria o boria, tutt’altro.
Richard riesce ad accompagnarla nei cori con bravura e garbo, mediante un cantato altrettanto meritevole.
Tutto il resto è esattamente adeguato all’idea sviluppata nella registrazione, inclusi i testi estatici ed ispiranti.
Tanti i richiami presenti ad artisti di grido, ma anche una propria personalità che emerge limpida tra i solchi di questo EP.
Un altro piccolo ed intrigante manifesto degli anni 80, miscela di cuori straordinariamente pulsanti ed anime disperatamente profonde.
Col talento ad ammantare la classica apparente oscurità della New Wave che invece, ancor di più rispetto ad oggi, era un faro di ribellione e di luce, incredibilmente potente, che provava a squarciare le angosce umane mettendole in primo piano, discutendole, smembrandole e rimodellandole, impegnandosi a dare un valore non prosaico a tutto ciò che sembra indefinito o, peggio ancora, predefinito.
Il potere della Libertà, la grandezza della Musica.
Un sincero apprezzamento anche al progetto In Depth Music, in grado di valorizzare autentiche miniature 70 ed 80 e pubblicare lavori per intero.
Il che è opera meritoria perché singoli e raccolte ok, ma è solo e soltanto l’album nella sua interezza -limiti/ difetti inclusi- ad essere macchina del tempo, a trasmettere il magico fluido dell’artista nel preciso istante della composizione, a rendere sonoro quello che è un viaggio emozionale di chi lo sperimenta in prima persona e nello stesso istante lo condivide con il globo terracqueo.
All’epoca da Millerecords, Discoteca Laziale, Disfunzioni Musicali , Metropoli Rock, Revolver e similari, a Roma e penisola, ci ho rimesso le mutande e 3/4 di culo per scoprire alcune !destinazioni musicali! degne di nota. che in molti casi avrebbero accompagnato e segnato il mio percorso.
Ma questa è un’altra storia.
Altrettanto bella, certo.
E che al sol pensiero mi porta ad emozionarmi, tanto, per una marea di ragioni.
Ma è un’altra storia.
La Danza Moderna – Main Theme: 7
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