- 1999
La Crus – Dietro la curva del cuore
Gli anni di fine millennio scorso sono stati estremamente floridi, per il panorama musicale italiano.
Dall’estero arrivavano cannonate da paura, è vero.
Ma dalla penisola ci si difendeva bene, altroché.
Nella calca dei nomi un posto d’onore lo meritano senza alcun dubbio i “La Crus“.
Milanesi, un duo composto da tre elementi (sì, avete letto bene) con la voce e il basso di Mauro Ermanno Giovanardi, tastiere e chitarre a cura di Cesare Malfatti e poi la figura di Alessandro Cremonesi che è una sorta di Andrew Fletcher per i Depeche Mode, una presenza-assenza di fondamentale valore spirituale, oltre che musicale.
Tutta gente di talento al quale negli anni si è aggiunta una pletora di ottimi contributi esterni da parte di amici, colleghi ed amici/colleghi.
Sei album in studio, un live ufficiale, parecchie collaborazioni, progetti solisti, concerti.
Un ensemble di poesia e musica, con autentico fervore artistico e tanta, tanta, tanta maniacale cura dei dettagli.
Si percepisce all’ascolto di qualsiasi loro pezzo, pure delle cover, eseguite con estrema attenzione al più infimo particolare.
*Dietro curva del cuore* è un disco impregnato di vivida passione, un armonioso racconto di quanto l’amore possa influenzare le nostre vite e dirigerle verso mari lontani e, spesso, assolutamente sconosciuti, inaspettati, profondi.
Tematica apparentemente mielosa.
DLCDC è invece un album di sostanza, per nulla scontato, ricco di melodie ed arrangiamenti che colpiscono al cuore, che restano nella mente e nell’anima del fortunato ascoltatore, che vibrano flessuosamente e brillano di luce propria.
Inizi acustici, conclusioni elettroniche.
In mezzo un po’ di tutto, dal cantautorato più intimista al trip-hop più raffinato.
Questo non è il loro disco migliore, a patto che nella collezione di famiglia sia possibile individuarne uno acclarato (e non è impresa semplice).
Quello più rappresentativo si, a mio parere.
Forse anche il più equilibrato, alla ricerca di un introvabile baricentro tra l’acustica e l’elettronica, per l’appunto.
La meticolosa produzione di Manuel Agnelli conferisce all’opera un tono volutamente in bilico tra suoni digitali ed analogici, finendo per definirne la peculiarità.
La voce di Giovanardi -suadente e nebulosa- si richiama a Miti in bianco e nero e dipinge da par suo il confezionamento, ammantando di reale classe tutto il circondario.
Dopo tanti elogi è necessario sottolineare quantomeno un difettuccio, per fingere di essere super partes, dando l’idea che non esistano pregiudizi, proprio quelli che ci danno la convinzione di vivere e la successiva certezza di non farlo affatto.
Ebbene: i La Crus sono un pizzico too much “manieristici” in taluni frangenti.
Intendiamoci: possono permetterselo, sono davvero bravi.
Però ti accolgono in un ambiente meraviglioso ed anziché abbandonarsi con te al piacere e al turbamento stanno lì, mezza giornata, a decantare la preziosità del pomello dorato della porta del mirabolante cesso consacrato alla servitù dei giardinieri che curano la dependance dei camerieri, quasi a voler aumentare il carico di virtù che circonda la scena in quel dato momento.
Non è necessario.
Cari amici La Crus, non è proprio necessario: se uno passa da Voi, orsù, non è mica un cazzone che ha l’ultimo vinile di Pupo (mitico) che gira sul piatto.
Chi Vi omaggia del suo tempo sa bene quanto esso sia prezioso e quanto Voi lo meritiate.
Ciò a futura memoria, per i progetti paralleli, perché ufficialmente il gruppo in quanto tale ha chiuso i battenti.
Non è servita nemmeno la “carta Subsonica” -tentata peraltro da molti loro colleghi con risultati ben peggiori rispetto a quello dei torinesi del Samuel-, cioè la presenza a San Remo: i La Crus sono/erano eccessivamente raffinati ed oscuri per ambire al successo con parecchi zeri a contorno.
Applausi sperticati dalla critica, riscontro pressoché unanime dal pubblico, vendite non adeguate al consenso.
Il dado è tratto: pochi ma buoni, questo è il loro seguito attendibile.
E tale rimarrà, a prescindere.
1 | Soltanto Amore |
2 | L’Uomo Che Non Hai |
3 | Senza Far Rumore |
4 | Anche Tu Come Me |
5 | È Andata Via L’Estate |
6 | Diritto A Te |
7 | Un Giorno In Più |
8 | Natale A Milano |
9 | Le Cose Di Ogni Giorno |
10 | Stringimi Ancora |
11 | Sarà Domani |
12 | Quando Incontri La Vita |
Il binomio ossimorale minimalista-orchestrale trova la sua espressione ideale nella maggior parte dell’incedere.
*L’Uomo Che Non Hai* è un brano perfetto.
*Soltanto amore* idem come sopra.
*È andata via l’estate* è morbida e delicata come un ricordo soltanto accennato.
*Natale a Milano* è tenerissima e, nel contempo, struggente.
*Le cose di ogni giorno* riesce a semplificare in pochi minuti quello che per altri sarebbe impossibile ricreare in decenni di carriera.
Le altre canzoni, tranne un paio di passaggi meno eccelsi, regalano sorprese e magie.
Raccontare l’amore senza far scendere i testicoli sul pavimento – bensì con garbo, eleganza, grazia- è impresa ardua.
In testi e musica, oltretutto.
Onore al merito.
Io li scoprì ascoltando *Come ogni volta*, tratta dal precedente *Dentro me*.
Forse la mia preferita in assoluto, nel repertorio.
Da lì iniziai ad approfondirli.
Per anni li ho messi un po’ da parte, perdendoli di vista nelle miriadi di succitate collaborazioni e quant’altro.
In *Dietro la curva del cuore*, ribadisco, si affacciano i 3/4 dei musicisti contemporanei italici.
Oltre ad Agnelli vi sono la Donà, la Consoli, i Casino Royale, i Mau Mau ed altri 32 a vostra scelta.
Ma prima di ogni altra cosa vi sono loro, i La Crus.
Ed il risultato, nonostante qualche piccola concessione al mercato, è ottimo.
Un pizzico di eccessiva autoindulgenza la si perdona volentieri.
In cambio si ricevono sprazzi di pura poesia, bagliori di tenue malinconia, attimi di incantevole dolcezza.
Uno stile che in Italia è difficilmente replicabile, quantomeno con cotanta qualità espressiva.
E con una voce che è davvero stupenda.
A patto di sentirla dal vivo e/o su disco ed evitando accuratamente le circostanze visive ove il buon Giovanardi è costretto, suo malgrado, ad esibirsi in playback.
Brrrrr.
La Crus – Dietro la curva del cuore: 7,5