- 1998
Josè Padilla – Souvenir
Più che una recensione -sempre senza alcuna pretesa, s’intende-, questo piccolo “ricordo musicale” è un vero e proprio omaggio ad una leggenda, autentica ed indimenticabile: Josè Padilla, ovvero colui che diede il cosiddetto la al mitico ambiente sonoro di Café del Mar e, di conseguenza, a tutto ciò che di strepitoso ne è conseguito negli anni.
Difatti dall’omonima struttura sita in quel di Sant Antoni, ad Ibiza, nacque e si sviluppò un movimento ambient, lounge, chillout e, soprattutto, un universo di relax e divertimento all’ennesima potenza.
José Padilla, oltre a crearla, si è poi preso cura per anni della sua creatura attraverso le compilation ed i live dedicati, al punto di divenire una figura iconica per tutti gli appassionati (moltissimi) del genere.
Un precursore, a suo modo.
Oltre che un ottimo disc jockey ed un valentissimo produttore, prima di ogni altra cosa.
Insomma: uno che sapeva il fatto suo.
Parliamo al passato perché purtroppo José Padilla ha lasciato questo mondo poco più di quattro anni or sono, a causa di un brutto male che lo ha afflitto negli ultimi anni di vita e che lo ha definitivamente ucciso nell’ottobre del 2020.
La musica di Josè, però, è viva ancor oggi.
E lo sarà per sempre, grazie al potere emozionale di un sound estremamente introspettivo, evocativo, raffinato.
Ove le contaminazioni possono essere pressoché infinite, nonostante la apparente linearità della maggior parte delle basi presenti.
Il repertorio di Padilla, a livello di collaborazioni e pubblicazioni, è teoricamente sconfinato, datosi che non di rado il suo nome non compare neanche ove è sicuramente attiva la sua mano di produttore.
Eppure, a nome dell’ispanico, vi sono soltanto tre opere, se discorriamo di album che facciano riferimento unicamente all’artista in questione.
L’esordio è Souvenir, anno 1998.
Tracklist
1 | Orientation |
2 | I Like Clowns |
3 | Who Do You Love |
4 | Blues For Ibiza |
5 | Bossa Rosa |
6 | Colega |
7 | Alive |
8 | Train To Nottingham |
9 | Now For Us |
10 | After The Dance |
11 | Close To You |
12 | La Mar |
Un disco che, per molti versi, sorprende.
Perché Josè Padilla non si adagia sugli allori del succitato filone aureo di Café del Mar, bensì rilancia con una raccolta di pezzi che finiscono per esprimere una forte sensazione di cambiamento.
A tal proposito, basta un ascolto della sensuale Close to You, scritta e composta dal maestro Burt Bacharach in collaborazione con Hal David ed interpretata dapprima dal poliedrico Richard Chamberlain (attore in Uccelli di Rovo, piccante miniserie che negli anni ottanta inchiodò trequarti d’Italia allo schermo di Canale 5) e, poco dopo, dalla strepitosa voce di Dionne Warwick.
Un brano che però trova il successo interplanetario allorquando a riportarlo in auge ci pensano i The Carpenters, duo che negli anni settanta raggiunse una notevole fama.
Ebbene il buon Josè, senza alcun timore di cimentarsi in una cover di un pezzo che ha visto mostri sacri come Frank Sinatra e Barbra Streisand fare altrettanto, lo ha elaborato in una versione di assoluto pregio, con una irresistibile chitarra flamenca (Paco Fernandez) che conquista il cuore dell’ascoltatore.
Sublime.
Idem per la meravigliosa Who Do You Love, con la conturbante voce di Angela John ad accompagnare un tappeto musicale elegantissimo, perfetta colonna sonora di un viaggio che vede la mente volare verso luoghi lontani ed inesplorati.
Downtempo, ambient, lounge, chillout: il marchio di fabbrica è evidente.
Eppure, all’interno di Souvenir, vi è anche molto altro.
Padilla osa.
Ad esempio in Orientation, traccia che strizza l’occhio ai maestri dell’elettronica più languida.
Oppure quando si diverte a miscelare lounge e ritmo nel carillon di I like Clowns.
Per non parlare della psichedelica Blues For Ibiza, con la torrida chitarra di Dave Jeffs a tratteggiare struggenti traiettorie -per l’appunto- blues.
Bossa Rosa dice tutto già dal titolo, per quanto non mi faccia impazzire, ad onor del vero.
Colega è invece un collage sonoro oltremodo interessante, nel quale Josè mischia parecchi spunti contemporaneamente, riuscendo a calibrare comunque un sound tanto eterogeneo quanto gradevole.
Alive presenta una intrigante liea di bassi, con la succitata Angela John nuovamente al microfono: il risultato finale, a parer mio, è comunque abbastanza stucchevole e ben distante da Who Do You Love, l’altro brano del lavoro in cui si esibisce la vocalist britannica.
Train to Nottingham è uno dei miei pezzi preferiti dell’album: una suite chillout che non tende allo sdolcinato, come spesso accade con alcuni passaggi del genere, ma che piuttosto migliora, con gli ascolti.
Super.
Now For Us mostra dei sintetizzatori in splendida forma, con una atmosfera a metà tra il tramonto estivo berlinese e la notte primaverile di Stoccolma: oh, è il mio blog e le connessioni spirituali sono chiaramente personali.
Scherzi a parte: gran bel pezzo, anche questo.
After the Dance punta sul grintoso sax di Carl Stanley per arrivare a dama e ci riesce, senza indugi, trasportandoci nel lussurioso territorio ibizenco.
La Mar, strategicamente posizionata alla fine dell’album, lo sigilla con classe e garbo, sebbene risulti abbastanza sdolcinata, per i miei gusti.
Un team coeso e di qualità, ben addestrato a lavorare insieme.
Alle spalle di Josè Padilla e dietro le quinte di Souvenir vi è infatti un bel po’ di gente di spessore.
E l’esito è meritevole di apprezzamento.
Il secondo album di Padilla, Navigator (2001), ricevette una nomination come miglior album strumentale nella celebre competizione dei Latin Grammy Awards.
Il terzo, So Many Colours (2015) fu apprezzato dalla critica, nonostante un mediocre riscontro commerciale.
Poi, come detto, Josè si è ammalato di cancro al colon ed ha combattuto la sua breve battaglia, prima di salutare la compagnia.
Una leggenda, nel suo paese.
E anche altrove, per la verità.
Dopo essersi trasferito dalla natia Barcellona ad Ibiza, negli anni settanta, Josè Padilla è stato capace di inventare un mondo, letteralmente.
Con la saga di Cafè del Mar, a partire dagli anni novanta, è entrato nel Mito, dando il via a tutta una serie di fenomeni musicali e culturali che hanno poi dominato la scena con svariate evoluzioni ma sempre con fortissime connessioni al nucleo di partenza, ovvero al locale di Sant Antoni dal quale tutto ebbe inizio, grazie al nostro amico DJ ed alle sue intuizioni geniali.
Qualche concessione al commerciale è d’obbligo, inutile girarci intorno.
Sia nella serie di Café del Mar che negli album a proprio nome, incluso Souvenir.
E ci mancherebbe che così non fosse, dai.
Non stiamo parlando dei Pink Floyd o dei Depeche Mode, che pure in carriera qualche cosuccia l’avranno toppata, per carità.
Padilla non è un mostro sacro della musica, ma è uno che l’ha amata e che ha contribuito sapientemente ad architettare un movimento che ancora oggi ha i suoi fedelissimi adepti sparsi ovunque.
Io in primis.
Inoltre Souvenir, tocca ribadirlo, possiede spunti di sicuro interesse ed esibisce una produzione di estrema qualità, come lecito aspettarsi da un caposcuola della materia.
Grazie, Josè.
Per tutto.
Josè Padilla – Souvenir: 7
V74