• Il ciclone

Johnny Ekstrom

Alzi la mano chi non lo ricorda, su!
Ma sì, non parliamo di un fenomeno o di un bomber di quelli che restano impressi nella memoria collettiva.
Però chi ha amato il calcio dei mitici ottanta, beh, non può averlo dimenticato.

Johnny Douglas Ekström, detto “il ciclone“, che in Italia abbiamo visto in azione in due occasioni: con l’Empoli (1986-1988) e con la Reggiana (1993).


Direi che, come da prassi, conviene proseguire con un pizzico di ordine.
Johnny nasce nel marzo del 1965 in quel di Kallebäck, uno degli otto distretti che compongono il sobborgo di Örgryte, a sua volta uno dei ventuno dipartimenti amministrativi nei quali è suddivisa la città di Goteborg, principale centro della Svezia occidentale.

Bella, la Svezia.
Ho vissuto per circa sei mesi nella stupenda Stoccolma, tanti anni or sono.
Poi ci sono tornato un paio di volte: la prima con un caro amico, le seconda in solitaria.
Parliamo comunque di parecchio tempo fa, ribadisco.

Però le atmosfere, decisamente particolari, sono impresse nella memoria e nel cuore.
E proprio in quelle atmosfere, glaciali ed ardenti nello stesso istante, cresce il giovane Ekstrom.
La natura fa da sottofondo alle giocose avventure del piccolo, che si diverte come un matto a giocare a pallone, sia sulla neve che, in primavera ed estate, sui prati che circondano la sua abitazione.
Johnny gioca come attaccante: è alto e smilzo e corre come un velocista.

Viene notato e cooptato nella prestigiosa accademia calcistica dell’IFK Goteborg, la più forte squadra della regione ed uno dei club più importanti della nazione.

Johhny Ekstrom si ritrova in ambiente professionalmente di ottimo livello e matura presto, sia come calciatore che come uomo.
Testa sulle spalle e voglia di migliorarsi sempre: queste le sue caratteristiche migliori.
I tecnici del Goteborg lo apprezzano e decidono di farlo allenare con la prima squadra, nell’ottica di continuare ad accrescerne il valore sportivo e caratteriale.
Poco meno che diciottenne, il prodotto locale inizia a pensare di poter diventare un calciatore professionista.
Tra i suoi coetanei fa la differenza, però la prima divisione svedese è ben altra storia e pur non potendo competere con altri tornei nazionali, è comunque un campionato vero.

Nei primi anni ottanta il Goteborg davanti schiera il forte Torbjörn Nilsson, che milita pure nella Nazionale Svedese.
Una volta ceduto il bomber ai tedeschi del Kaiserslautern, gli angeli – come vengono soprannominati i giocatori e i tifosi del Goteborg- decidono di investire sui giovani del vivaio, per sostituirlo.
Ekstrom è in prima fila, coadiuvato tempo dopo dal collega Mats Gren, prelevato dal Falu BS, una polisportiva della regione centro-occidentale del paese.

Johnny non si fa certo pregare, per dare il fritto: entra in squadra e non ne esce più, inanellando una serie di notevoli prestazioni, impreziosite da diverse reti.

Johnny Ekstrom - Goteborg

Kallebäcksexpressen, il treno espresso di Kalleback, è uno dei tanti appellativi con cui i fans biancoblu appellano il loro idolo.
Perché Johnny Ekstrom ha la innata capacità di trascinare le folle, con le sue sgroppate intrise di rapidità e grinta.
Una punta -sia prima che seconda- che con il continuo movimento e la ragguardevole sveltezza mette in difficoltà gli avversari ed apre spazi ai compagni.

Invero, a dispetto delle intenzioni di cui sopra, a Goteborg i giovani della cantera non riescono ad imporsi con facilità.
Ekstrom è uno dei pochi a riuscirci, per fortuna.
Nel 1984 vince col suo club l’Allsvenskan, il massimo campionato svedese.
Per il Goteborg è il bis della precedente stagione.

Johhny Ekstrom conquista nel frattempo la maglia della Nazionale Under 21 del paese, diventando presto un titolare inamovibile e giungendo sino ai quarti di finale dei Campionati Europei del 1986.
Nello stesso anno esplode definitivamente, laureandosi capocannoniere del campionato ed ottenendo la sua prima convocazione nella rappresentativa maggiore della Svezia.
Come se non bastasse, il nostro trascina il Goteborg sino alle semifinali della Coppa dei Campioni, il più prestigioso trofeo continentale.
Gli svedesi vengono eliminati ai rigori dal Barcellona, dopo aver battuto gli spagnoli per 3-0 all’andata ed aver perso il ritorno con identico punteggio in una gara sfortunata e, in parte, decisa da episodi arbitrali abbastanza discutibili.
I catalani si arrenderanno in finale, sempre ai rigori, ai rumeni della Steaua Bucarest di Belodedici, Lacatus e del mitico portiere Duckadam.

Johnny Ekstrom e Torbjörn Nilsson, tornato nel frattempo all’ovile, fanno sognare i propri supporters.
E il primo, giovane ed in rampa di lancio, diventa un obiettivo di mercato delle più forti società calcistiche d’Europa.

Il Goteborg, che pochi anni prima ha vinto la Coppa Uefa e la rivincerà proprio pochi mesi dopo, con Johnny che entra a referto nel primo turno della competizione e può quindi fregiarsi del titolo, decide di monetizzare il cartellino del suo attaccante, scatenando un’asta.
A fiondarsi sul ragazzo è proprio quel Barcellona che ha avuto modo di osservarne le doti dal vivo, poche settimane or sono.
I catalani chiudono l’affare, offrendo moneta sonante agli svedesi ed un bel contratto di addirittura otto anni (un record, ai tempi) al giocatore: salvo poi tirarsi indietro allorquando riescono a mettere le mani su Lineker, appena laureatosi capocannoniere del Mondiale del 1986 dopo aver vinto il titolo di bomber della Premier League con la maglia dell’Everton, bissando il risultato dell’annata precedente, conseguito invece con la casacca del Leicester City.
Johnny Ekstrom, che abbandona la sua famiglia in vacanza in Norvegia per recarsi a firmare con gli iberici, ci resta malissimo, mentre il Goteborg scopre una clausola nel contratto precedentemente sottoscritto col club spagnolo che prevede la possibilità di rescindere l’accordo, qualora il club blaugrana dovesse decidere -come effettivamente si verifica- di virare su altri calciatori.

Amen.
L’attaccante resta in rosa per qualche mese, come detto.
Poi viene ceduto all’Empoli, in Italia.
I toscani si ritrovano in Serie A grazie al Totonero-bis, che penalizza Lanerossi Vicenza e Triestina ed apre le porte della massima serie agli uomini allenati da mister Salvemini.

Empoli Calcio

Johnny Ekstrom è il colpaccio del mercato ottobrino ed arriva a rinforzare una rosa che fa della compattezza il proprio marchio di fabbrica.
Contro oltre previsione l’Empoli riesce a salvarsi, disputando una buona stagione.
Ekstrom segna poco, ma riesce a contribuire alla causa sacrificandosi tantissimo per una squadra che va in rete con parsimonia ma che fa del proprio terreno di gioco un autentico bunker e costruisce, proprio tra le mura amiche, le fondamenta per il buon esito finale del torneo.
La stagione successiva invece è deludente: l’Empoli parte con cinque punti di penalizzazione ricevuti a causa di un illecito sportivo.
E l’handicap risulta decisivo per la retrocessione dei toscani in serie B.
Johnny Ekstrom è affiancato dal deludente jugoslavo Cop, partner d’attacco che non si rivela all’altezza del compito.
Lo svedese fa il suo e in estate riceve alcune proposte per trasferirsi altrove.

D’altronde lo scandinavo ha messo in mostra doti interessanti, oltre a cavarsela bene pure con la casacca della propria Nazionale, con cui sfiora la qualificazione agli Europei del 1988, in Germania Ovest.
La Roma si fa avanti per ingaggiarlo, poi vira sul brasiliano Renato.
Quindi è il Tottenham a provarci e pare vicino a chiudere l’accordo: ma l’inserimento del Bayern Monaco cambia le carte in tavola e spedisce Johnny Ekstrom in Baviera, alla corte del tecnico Jupp Heynckes.

Occasione d’oro, per lo svedese.
Il Bayern è società di grande blasone, organizzata e vincente.
La squadra vive una fase di cambiamento, con l’addio di totem quali Matthaus, Brehme, Pfaff.
Ma i calciatori forti non mancano di certo: Augenthaler, Thon, Dorfner, Reuter, Wohlfarth.

Johnny Ekstrom - Bayern Monaco

I bavaresi vincono la Bundesliga edizione 1988-89, con un buon margine di vantaggio sugli avversari.
In Coppa di Germania vengono eliminati agli ottavi, mentre in Coppa Uefa è il Napoli di Maradona, in semifinale, a stoppare i sogni di gloria dei teutonici.
Ekstrom gioca spesso e bene, pur se nella maggior parte dei casi da subentrante, segnando sette reti e mettendosi al servizio del bomber Wohlfarth, capocannoniere del torneo con diciassette centri, e dell’altra punta Wegmann, anch’egli in doppia cifra (13 gol).

Non basta a garantirsi la riconferma in terra di Germania, però.
Il Bayern ingaggia Radmilo Mihajlović -cugino di Sinisa- dalla Dinamo Zagabria e Alan McInally dall’Aston Villa, due onesti mestieranti e nulla più, mettendo alla porta sia il nazionale svedese che il succitato Wegmann.
D’altronde parliamo di una piazza estremamente ambiziosa, ove le aspettative sono sempre molto elevate e la ricerca di elementi in grado di fare la differenza è pressoché continua.

Johnny Ekstrom fa le valigie e parte in direzione della Francia.
Più precisamente verso la bella Cannes, in Costa Azzurra.
Il club locale, che dopo parecchi anni di purgatorio è da poco tornato in prima serie, ha mire importanti e casse fiorenti e sottopone all’attaccante scandinavo un ricco triennale.
Oltre allo svedese vengono acquistati l’ottimo Luis Fernandez, centrocampista della Nazionale Transalpina, il funambolico jugoslavo Mlinarić, gli ex attaccanti della rappresentativa francese Bellone e Stopyra ed il solido centrocampista difensivo Nachtweih, prelevato anch’egli dal Bayern Monaco.
In rosa vi è anche un giovanissimo Zinedine Zidane, astro nascente destinato a scrivere pagine fondamentali nella Storia del Calcio.

Il Cannes disputa una stagione interlocutoria, chiudendo a metà graduatoria.
Poi, con un paio di acquisti mirati (le punte Simba e Micciche, nello specifico), in estate riparte all’assalto dell’alta classifica ed alla fine riesce a centrare un onorevolissimo quarto posto, che vale ai draghi la qualificazione nell’edizione successiva della Coppa Uefa.

Ekstrom garantisce il solito apporto di impegno e dedizione alla causa, ma ancora una volta si ritrova ad essere una riserva, senza riuscire a conquistare il posto da titolare.

Nel frattempo, grazie anche alle sue reti, spedisce la Svezia al Mondiale di Italia 90, dove guarda dalla panchina i suoi compagni che vengono battuti dal Brasile di Careca (1-2), poi subentra durante la ripresa nella sconfitta con la Scozia di Mo Johnston (altro 1-2) ed infine parte da titolare e segna una rete nella terza debacle degli scandinavi dinanzi alla Costa Rica di Medford (ennesimo 1-2).

Italia 90

Nell’inverno del 1991 l’attaccante torna a casa, firmando col Goteborg con l’intenzione di prepararsi nel migliore dei modi all’Europeo del 1992, che si svolge proprio in Svezia.
Johnny partecipa alla kermesse da subentrante stabile, arrivando con la sua Nazionale sino alle semifinali, superato da una tenace Germania che in finale dovrà arrendersi alla forza di una sorprendente ed inarrestabile Danimarca.

In patria vince invece due campionati (1991, 1993) e la Coppa di Svezia (1991) col Goteborg, poi accetta l’offerta della Reggiana, neopromossa in serie A, dove si ritrova al fianco elementi di notevole caratura internazionale quali il portiere brasiliano Taffarel ed il genialoide portoghese Futre.
La seconda avventura di Johnny Ekstrom in Italia dura comunque poco, in quanto già a gennaio il giocatore viene ceduto in prestito al Real Betis, in Spagna, dove riesce ad ottenere la promozione dalla seconda alla prima divisione.

Non riscattato dagli iberici, Johnny rescinde il contratto con la Reggiana e passa alla Dinamo Dresda, in Bundesliga, ritrovando nella bella città sassone un buon feeling con la rete.
Tuttavia il club, in serie difficoltà societarie, retrocede in seconda serie e, poco dopo, annuncia il fallimento, ripartendo dalle categorie inferiori.
Ekstrom si vede stracciare quindi il suo accordo biennale, ricevendo nel contempo diverse proposte da squadre tedesche, svizzere, greche, austriache e belghe.

Ci pensa su, poi firma un biennale con l’Eintracht di Francoforte, che lo aveva già cercato anni prima.
La squadra non è male: il bravo portiere Kopke, l’estroso nigeriano Jay-Jay Okocha, la valente mezzala Doll, il grintoso libero Binz.
Però l’annata è oltremodo balorda ed Ekstrom incappa nella sua seconda retrocessione consecutiva in territorio germanico.
Resta nella regione dell’Assia per altri dodici mesi, peraltro senza riuscire a riportare il club nel massimo livello tedesco.

Con la sua Nazionale si è fermato dopo aver contribuito a qualificarla per USA 1994, dove otterrà uno storico terzo posto.
Chiuso da Henrik Larsson, Kennet Andersson, Dahlin e Brolin, Johnny torna a vestire la casacca della Svezia nel 1995, per un amichevole a Cipro, poi lascia definitivamente con poco meno di una cinquantina di gettoni di presenza a corredo.


Un attaccante dalle caratteristiche interessanti, Ekstrom.
Prima e/o seconda punta, prestante e grintoso.
Con una impressionante velocità di base che gli consente di bruciare il suo diretto marcatore e scattare oltre le retroguardie avversarie.
Piede destro educato e potente, rapido pure nel dribbling ed efficace in acrobazia, Johnny pecca talvolta nel concretizzare l’azione.
Potrebbe segnare molto più spesso, per quanto cerchi sempre la soluzione migliore per la squadra, piuttosto che la giocata personale.
Non è un bomber di razza e non possiede l’innato istinto del goleador, ma è uno di quei profili ideali per costruire una rosa di qualità, che possa disporre di molteplici varianti nel reparto d’attacco.
Difatti lo svedese si integra ottimamente con tutte le tipologie di calciatori che lo affiancano, in carriera.
Se dopo l’esperienza all’Empoli fosse andato al Tottenham, da quel Venables che già lo voleva al Barcellona, probabilmente la sua parabola calcistica avrebbe preso una piega diversa, datosi che il calcio inglese aveva -ed ha- delle caratteristiche che ben si confacevano al suo modo di agire sul manto verde.
Bisogna anche ammettere che rinunciare alla possibilità di militare nel Bayern Monaco è pura follia, per la stragrande maggioranza dei calciatori.
Ti chiama il Bayern e ci vai, senza manco stare troppo a pensarci.
In fondo Johnny in Baviera ci ha vinto un campionato e se non fosse esistito Maradona, avrebbe messo in bacheca anche una -seconda- Coppa Uefa.


A proposito di Re Diego: negli anni duemila, in una intervista, fu chiesto a Maradona cosa ne pensasse di Zlatan Ibrahimović, il fenomeno scandinavo.
“Ibra è un fuoriclasse, assolutamente.
Ma il più forte svedese che ho visto giocare è stato Ekstrom.

Era uno spilungone ed anche un po’ traballante, nell’andatura.
Però gran bel giocatore!”
.
L’asso sudamericano mente sapendo di mentire: d’altro canto è un fottutissimo amante del calcio che fu, quello suo.
E quello mio, altroché.
Inoltre fino alla scomparsa ha mantenuto un cordialissimo rapporto con il buon Johnny, inviandogli ogni anno una cartolina di auguri per le feste natalizie.
“Maradona?
Il più forte calciatore al mondo ed una persona completamente diversa da quello che alcuni vorrebbero sforzarsi di raccontare.
Aveva i suoi vizi, certo.
Ma possedeva pure un cuore d’oro!”.

Parola di Johnny Ekstrom.
Senza menzogna alcuna, stavolta.

Va detto, tornando alla parentesi di cui sopra, che tra Ibrahimović ed Ekstrom ci passano una trentina di categorie, come minimo.
Uno è un campione conclamato, l’altro un buon giocatore.

Che è bello ricordare, a prescindere, soprattutto con la maglia di quel simpatico Empoli che fu.

Per completezza d’informazione: Johnny, dopo aver risolto il contratto con l’Eintracht, torna nuovamente a Goteborg per chiudere -poco più che trentatreenne- la sua carriera sportiva.

Calato il sipario sul rettangolo di gioco, per lo svedese si aprono le porte della vita “normale”.
Lui, refrattario all’idea di allenare o intraprendere il percorso di dirigente nel mondo del calcio, riflette su da farsi.
Decide di stabilirsi definitivamente nella sua Goteborg, insieme alla famiglia: la moglie, Marinella, e i figli, Jessica e Dennis.
Quindi opta per il mestiere di amministratore immobiliare.

Jphnny Ekstrom

Sveglio ed intraprendente, Johnny non ci mette molto a raccogliere soddisfazioni pure nella sua nuova professione.
Va in bici ed in palestra ed ogni tanto gioca ancora a calcio, con gli amici.
Segue le sue ex squadre con affetto e quando qualcuno lo riconosce per strada, è felice di scambiare due chiacchiere in ricordo dei bei tempi.

Il ciclone, come lo chiamavano i tifosi dell’Empoli, era un bel cavallone.
Ogni tanto sgraziato o, per dirla alla Maradona, oltremodo traballante.
Ma efficace ed immarcabile, se le congiunzioni astrali decidevano di allinearsi nel modo giusto.

Da giovane mi divertivo moltissimo a giocare a calcio.
Mi allenavo partendo dal garage di casa e scattavo sino in strada come un matto, cercando di non farmi vedere dai vicini.
Pian piano ho acquisito una velocità poderosa, che mi ha molto aiutato nel percorso professionale.
Però quel divertimento che provavo agli esordi, col Goteborg, non sono più riuscito ad avvertirlo.
Sicuramente per la tensione e lo stress che il calcio ad alti livelli impone ai suoi protagonisti.
Ho comunque adorato indossare la divisa della Svezia, provare a deliziare le folle e calcare campi importanti in Italia, Germania, Francia e Spagna.
In fondo è stata una meravigliosa avventura
.

Johnny Ekstrom

E come darti torto, caro Johnny?

Johnny Ekstrom: il ciclone.

V74



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