- 2022
Il Resto del Mondo
Una cosa serissima, per il sottoscritto.
Oggigiorno, con i calendari calcistici intasati da una marea di partite pallose quanto un film di un Muccino a scelta, è diventato arduo poter assistere alle partite del Resto del Mondo, la rappresentativa dei migliori calciatori del pianeta, in occasione di eventi, beneficenze, commemorazioni, eccetera.
Negli ultimi venti anni, tranne rare e trascurabili eccezioni, questo genere di esibizione è andato man mano scemando.
Un peccato, perché era un vero e proprio spot per il Calcio quando tanti Campioni si ritrovavano nello stesso momento a condividere insieme il divertimento di correre dietro ad un pallone emozionando le folle e senza la pressione che, come normale che sia, è presente allorquando si fa “sul serio”.
Non che mancasse l’impegno, in questi match.
Intendiamoci, eh.
Tutt’altro.
Un vero campione, quando è tale, non vuole perdere nemmeno a Natale mentre gioca a carte col nipotino.
Figuriamoci dinanzi ad una platea sognante e sul manto erboso.
Solo che, tendenzialmente, si cercava di mettere lo spettacolo al centro della scena.
Sin da piccolo mi sono divertito ad elaborare il mio ideale Resto del Mondo, sulla base di quelle che sono ovviamente i miei gusti e ragionando sulle scelte migliori in quel dato momento.
Oggi, alla soglia delle cinquanta primavere, voglio provare a “schierare” il mio Resto del Mondo ideale, basandomi su giocatori che ho visto dal vivo (non solo in serie A) e/o che perlomeno ho potuto osservare spesso in tv.
Quindi niente Pelé, Di Stéfano, Cruijff ed altri fuoriclasse di rango, per quanto abbia consumato video e libri che ne esaltano le meravigliose gesta.
La stragrande maggior parte dei calciatori convocati (la prendo seriamente, vero?) è parte della mia vita, in quanto ho avuto l’immenso piacere e la inarrivabile fortuna di godermi un certo Calcio dal vivo.
Un calciatore si vede dallo Stadio ed in famiglia, per quelle che sono le mie modeste opinioni in materia.
Dal campo si osservano i movimenti, si apprezza l’intelligenza tattica, si assapora la visione d’insieme, si gusta la capacità di fare squadra.
Carattere, personalità, carisma, sacrificio, altruismo, passione: doti che si evidenziano in maniera esponenziale allorquando si è live.
Una partita di pallone è come un concerto.
In studio puoi aiutarti con la tecnologia e con qualche trucchetto, ma è sul palco che si vede il cavallo di razza.
Idem sul terreno di gioco.
Inoltre, fin dagli albori, ho odiato a morte coloro che nella propria squadra dei sogni schierano Cristiano Ronaldo mediano e Messi regista, pur di riuscire a mettere nel calderone il maggior numero possibile di fuoriclasse.
No, amici.
Non funziona mica così.
Le regole sono regole e vanno rigorosamente rispettate.
Il modulo, le posizioni, la logica.
Tutto deve combaciare.
Qualche infima eccezione la si può tollerare, nel nome della fantasia e della soggettività.
Ma non oltre la decenza, per carità.
E poi ci vuole anche la panchina, come accade nel mondo reale.
Una squadra si compone di titolari e pure di riserve, pronte a subentrare in caso di necessità.
Fatte le debite premesse e specificato che certi giocatori possono essere incompatibili tatticamente, per quanto magari teoricamente più forti delle alternative, vado a proporre il mio personalissimo quadro d’autore.
- Titolari:
4-4-1-1
In porta Preud’homme: una sicurezza assoluta.
Terzino destro Jorginho, terzino sinistro Maldini: due laterali discreti in fase d’attacco ma ancor più bravi a difendere le corsie esterne, garantendo una adeguata protezione a coloro che giocano davanti e, nel contempo, sapendo andare in marcatura sull’uomo, con Maldini che può anche scalare centrale, se durante la -ipotetica- gara vi fosse il bisogno di cambiare modulo.
Difensori centrali Stielike e Puyol, due garanzie: il primo mentalmente solidissimo, agonisticamente feroce e con piedi da centrocampista, mentre il secondo è il difensore per eccellenza, oltre che uno strepitoso leader naturale.
Centrocampo a 4, con gli esterni -Seedorf ed Iniesta- che possono anche affiancare il trequartista, con una specie di albero di Natale dietro la punta centrale.
In mezzo Xavi e Matthaus: e cos’altro aggiungere se non classe, geometria, potenza, carisma?
Maradona ad inventare e Ronaldo, il fenomeno, a rifinire.
Qui il silenzio -religiosamente religioso- è proprio d’obbligo, standing ovation compresa.
Squadra intelligente, equilibrata, compatta, vincente.
Sono fiero del mio lavoro.
- Riserve:
Riserve si fa per dire.
Scommetto che a molti piace più questa che l’altra.
E ci sta.
Ho dovuto lasciare fuori gente clamorosa: Zico, Messi, Veron, Jugovic, Junior, Pfaff, Buffon, Baresi, Boksic, Roberto Carlos, Cafu ed altri 200/300 pupilli miei e non soltanto.
Tutto in nome dell’equilibrio tattico.
4-4-1-1
In porta Schumacher, agonisticamente malefico e pronto a comandare la difesa con piglio sicuro.
Gerets e Brehme sulle fasce: due stantuffi inesauribili e tecnicamente dotati.
Al centro Vierchowod e Nesta: velocità, concentrazione, forza fisica e mentale, con la scuola italiana al potere.
A centrocampo Gullit a destra, con licenza di offendere ed inusitata potenza a disposizione dei compagni.
In mezzo Rijkaard e Zidane: una coppia da sturbo, a proteggere la difesa (il primo) e a dirigere il traffico (il secondo).
A sinistra Lerby, un cavallone-jolly utilissimo, in grado di coprire il terzino, di giocare a tutta fascia, di spostarsi anche al centro e di inserirsi in avanti.
Platini crea e Van Basten concretizza: classe, classe, classe.
Spettacolare pure questa, oh.
Mi piace un botto.
Ne mancano tanti, ribadisco.
Ma che spettacolo!
Il Calcio mi ha cresciuto, mi ha accompagnato nel percorso della vita e mi fa tornare bambino.
Non è più quello di un tempo, però oramai è così per tutte le cose.
E poi quando vedo un pallone, allo stadio o per strada, l’emozione è sempre la stessa.
Sempre.
Sempre.
Sempre.
V74