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I migliori concerti della mia vita

Ci ho preso gusto.
Ormai è andata, come ai tempi delle medie.
Classifiche su classifiche, con la squallidissima classi-fica che mi rese celebre nell’ambito scolastico -ero già un content specialist e non lo sapevo- e che oggi mi fa sorridere, per tante e tante ragioni.

Rimpianti: Pink Floyd, Talk Talk, Sade, Tears for Fears, Dire Straits, Aznavour.
Tra quelli che, bene o male, avrei potuto tentare di vedere in base alla mia età, chiaramente.
Così ci togliamo subito il dente.

Esclusi DJ Set, che sarebbero moltissimi, ed eventi jazz, che pure non mi dispiacciono affatto.

Mi piacciono soprattutto i concerti di puro pop e rock, però.
Per una strana coincidenza temporale, la maggior parte di essi li ho visti in solitaria.
Meglio così, forse, datosi che Quasimodo tutto era tranne che un fesso e che il suo “ognuno sta solo sul cuore della terra trafitto da un raggio di sole: ed è subito sera” è una verità scientifica, piuttosto che un brano poetico.


Anche questa volta parto dal vertice.
1: Depeche Mode – Colonia, 1998
Seconda tappa personale del Singles Tour, primo concerto dei DM all’estero per il sottoscritto.
Una esperienza meravigliosa, in un posto che mi piace parecchio e col gruppo carico a pallettoni.
Alloggiai in una indimenticabile locanda lounge, oggi non più esistente, a due passi dal Reno ed a tre dalla Cattedrale, al tempo facente parte dell’ostello ancora oggi presente nei pressi della principale stazione ferroviaria della città.
L’Arena di Colonia è un bel posto dove divertirsi con la musica.
Ricordo che era stata appena inaugurata e l’atmosfera era alquanto elettrizzante.
I DM erano in formissima, dopo anni di fermo: io li avevo visti belli carichi pochi giorni prima a Bologna e pure in Renania suonarono alla grande, con le telecamere di MTV ad immortalare tutta l’esibizione.
Serata strepitosa, da tutti i punti di vista.


2: Tricky – Firenze, 2001
Sorpresa, eh?
Per un periodo abbastanza breve ho vissuto a Firenze.
Città bellissima, dove -quando posso- torno volentieri.
Guadagnavo pure discretamente, per quanto spendessi cifre allucinanti tra colazione e pranzo.
Per fortuna la sera ero impegnato al lavoro in un locale collegato al Tenax, dove a fine 2001 si esibì il buon Tricky.
Adoro la musica elettronica di un certo tipo, soprattutto se oscura e malata come quella del geniale furetto di Bristol, uno che viaggia nel futuro.
Un concerto assurdo, il suo.
Teso, inquietante, rarefatto, pregno di pulsazioni profondissime e di distorsioni acustiche.
Tricky dal vivo è imprevedibile.
Molti, quella sera, non erano stati avvertiti della cosa.
Dopo aver tolto una ventina di chili a testa a tutti gli astanti, a forza di energia e follia, ha fatto un cenno di saluto ed è sparito.
Tutti attendevano bis, tris e altro ancora.
Lui era già in albergo, invece.
Completamente fuori di testa, eppure mistico e scintillante nella sua performance.
Di una intensità indescrivibile.
Alle cifre che si scuciono oggi per un concerto, di certo lo avrebbero menato.
Quella sera si limitarono a bestemmiare 3/4 di calendario, tenendo conto che il biglietto costava sulle 40 carte e che dopo poche settimane sarebbe entrato in vigore il dolorosissimo euro.
Io non bestemmiai.
Non per signorilità, no di certo, ma perché adoro le sveltine artistiche ed odio le maratone mediocri.
Concerto sublime.


3: Depeche Mode – Nürburgring, 2006
Ormai la Germania era già cosa e casa mia, da parecchio.
Prima volta in assoluto al Nürburgring, patria dei famosi festival Rock am Ring e Rock im Park.
Non ho avuto più occasione di tornarci, ma se ci ripenso mi pare di essere ancora lì.
Innanzitutto credo di essere stato l’unico, nella storia, ad arrivarci praticamente a piedi.
Da buon diabetico scompensatissimo, penso di avere pure il record della urinata più lunga della regione, avendola trattenuta per ore con litri di birra che si prendevano a mazzate tra loro nel condotto tra lo stomaco e la vescica.
Dal punto di vista strettamente musicale/emozionale, beh, un irresistibile sturbo di piacere.
Una marea di gente, una marea di divertimento, una marea di tutto quel che non fa male allo spirito.
I DM hanno tirato fuori delle perle non abituali, tra le quali rammento Judas e Photographic.
Playing the Angel è un buon album, quantomeno rende discretamente dal vivo.
Poi vabbè, i classici sistemano tutto.
In Your Room, Walking in My Shoes, Behind The Wheel ed Enjoy the Silence fuori concorso.
Ballavo come un matto e durante IYR, non so perché, piansi come un bambino.
Forse ero veramente felice e non è una sensazione che l’essere umano, quantomeno per la mia modesta esperienza, riesce a sviluppare con notevole frequenza e con reale semplicità.
Mi piace ripensare allo spirito ribelle -privo di alcuna forzatura esterna, tra l’altro- che mi ha contraddistinto sin da giovanissimo.
Ho altri limiti, pure pesanti.
Ma questa dote, se vogliamo chiamarla così, mi ha regalato momenti fantastici.
Come quello in oggetto.


4: Placebo – Nürburgring, 2006
Sì, ancora lui.
Rock am Ring, nella stessa giornata dei Depeche Mode.
Un cartellone da paura, per un fine settimana clamoroso.
Io mi sparai la domenica con i DM, per l’appunto, i Franz Ferdinand (bel gruppo, ma che tutti sopravvalutavano eccessivamente) ed altra roba di livello.
Nel tardo pomeriggio salirono sul palco i Placebo.
Un’oretta e mezza di pop allo stato brado.
Il tramonto parve durare una settimana, per quanto fervore e carica si respirasse nell’aria.
Ad un certo punto spararono un trittico –The Bitter End, Twenty Years, Running Up That Hill– che fu qualcosa di micidiale.
La sola Twenty Years valeva il prezzo del biglietto per tutte e tre le serate, oltre che per quelle degli anni a venire.
Grandissimo concerto e grande band, sebbene stronzoni e a cazzi loro.


5: Simple Minds – Berlino, 2002
I Simple Minds sono il gruppo che ho visto più volte dal vivo, anche perché loro -e non ne fanno mistero, anzi- adorano esibirsi live e suonano praticamente una settimana sì e l’altra pure.
Dagli anni 90 in poi, cioè senza l’ottimo tastierista Mick MacNeil, sono un po’ come i Depeche senza Alan Wilder: bravi, però…
Un’altra cosa, insomma.
Nelle estati dei primi anni 2000 me ne andavo spesso a Berlino, per evitare la calura romana e per fuggire dal casino ischitano.
Facevo solitamente una salita in primavera inoltrata, trovavo un appartamento ed un lavoretto e poi ritornavo ad inizio luglio e mi fermavo fino a metà settembre.
In una di queste salite beccai i Simple Minds che suonavano al Tempodrom, un club itinerante che da pochissimo si era stabilito dalle parti di Kreuzberg, dopo una serie di casini politici e di fondi spariti che in Italia avrebbero rievocato come minimo mafie e camorre.
Concerto divertente, facente parte del “The Floating World Tour”, che prendeva il nome da uno strumentale di Vince Clarke (ex membro dei Depeche), ultimo brano nella tracklist di Cry, album in uscita in quei mesi.
Una coincidenza sfiziosa.
Jim Kerr è sempre una garanzia con la sua infinita allegria e la sua carica al fulmicotone.
E Berlino non tradisce mai.
Mai.


6: Fun Lovin’ Criminals – Milano, 2003
Questi non li ricorda manco la famiglia.
Eppure i loro lavori (soprattutto i primi tre) offrono parecchi spunti degni di nota.
Paraculissimi, in grado di miscelare 350 generi contemporaneamente e bravissimi nel vendersi al miglior offerente, trovandone sempre di nuovi.
Band da studio, tecnicamente parlando, perché dal vivo non erano propriamente dei virtuosi ed il live si fondava sull’atmosfera, oltremodo gustosa, che i furboni erano in grado di ricreare con astuzia e carisma.
Il mitico Rolling Stone di Milano, anni dopo abbattuto, era il luogo perfetto per una esibizione che contemplasse tutto ed il contrario di tutto.
Gente strana, musica strana, posto strano.
Ricordo il viaggio in vagone letto singolo, con le ottime offerte di quegli anni e gli Enigma nelle orecchie.
L’hotel in zona Stazione Centrale, come d’abitudine, per scendere ogni tanto a vedere i treni.
Non ho memoria nitida del ritorno, invece.
Forse feci qualche tappa collaterale/calcistica.
In qualche modo è andata, sicuro.


7: Depeche Mode – Graz, 2006
La mia compagna austriaca del tempo voleva vedere i DM dal vivo.
A disposizione, ovviamente.
In cambio offriva una data a scelta di Eros Ramazzotti e, ovviamente anche qui, pienamente a disposizione per mandarla a fare in culo.
In qualche modo trovammo comunque un accordo e ce ne andammo a Graz, partendo dalla vicina Carinzia.
Città sfiziosa e concerto che mi è rimasto dentro perché ad un certo punto ho pensato di potermi ritrovare sul palco a cantare qualcosina con Dave e Martin.
La Stadthalle, dove si tenne il live, è grande più o meno come casa mia, naturalmente senza il giardino.
Scambiavo sguardi d’intesa con tutti i ragazzi del palco, anche perché il pubblico intorno a me ed a loro non sembrava partecipe e “devoto”, quantomeno nel senso depechemodiano del termine.
L’intimità ha fatto però la differenza, durante la serata.
Inutile aggiungere che a fine concerto Gahan e company se la sono filata senza degnarmi di uno sguardo.
D’altronde “L’uomo che non si illude è assennato a suo danno“, diceva uno che hanno fatto santo.
Vabbè, in fondo è stato bello anche così.


8: Depeche Mode – Monaco, 2009
Questo, per tutta una serie di ragioni, dovrebbe essere sul podio e da Top.
Lo è, ma non lo è.
Un viaggio organizzato con cura maniacale partendo dall’Islanda ed attraversando buona parte della Germania, con tappe indimenticabili ed un corollario di situazioni che per il 99,9% della popolazione mondiale sarebbero state abbastanza per tirare a campare di rendita per i successivi 150 anni.
Un caldo boia, che però di sera sparisce liberando le anime.
Lo scenario del mitico Olympiastadion di Monaco, che per un malato di calcio e dell’Ispettore Derrick è il top.
I DM, nel Tour of the Universe che era da pochissimo ripartito dopo un serio problema di salute occorso a Dave Gahan che ne aveva messo in dubbio anche la stessa data di Monaco, fino a qualche settimana prima.
Oltre 60000 battiti all’unisono, ma almeno un paio di essi palesemente fuori tempo.
Indi, niente podio.


9: Skunk Anansie – Napoli, 2000
Qui davvero ci volevano i militari.
Un’ora di concerto, sì e no.
Son passati oltre venti anni e la memoria inizia a perdere colpi, sicuro.
Però ricordo bene l’attesa ed il fomento per un gruppo che, in quel preciso momento storico, era in una forma sublime.
Ispirati e graffianti, si esibirono al Palapartenope, in quel di Fuorigrotta.
Tutto meraviglioso tranne la durata, come detto.


10: Depeche Mode – Bologna, 1998
Uno dei primi concerti dei DM, in compagnia del mio amicone Salvatore.
PalaMalaguti, Casalecchio di Reno.
Arrivammo a Bologna in auto il venerdì e ci fermammo per tutto il fine settimana in zona.
In macchina misi For the Masses, il tributo ai Depeche uscito da poco, che ad un certo punto entrò in testa a Salvatore e non ne uscì più per mesi.
Per ripercorrere tutti gli aneddoti che ci capitarono in quel weekend servirebbe un’enciclopedia, oltre che uno scrittore serio.
Tornati ad Ischia mi feci una doccia, avvisai i miei che ero ancora vivo ed andai a prendere l’aereo per Colonia, dove li (i DM) rividi pochi giorni più tardi.
Super.


11: Lenny Kravitz – Milano, 2002
Me l’ero perso a Napoli, qualche tempo prima.
Non potevo permettermi il bis.
Presi il biglietto a Roma e me ne andai a Milano, al FilaForum di Assago, a godermi il mio sosia.
Avevo il capello lungo ed ero alto.
Lui era un metro e mezzo, forse pure meno, a vederlo più da vicino.
Ma, battute a parte, è veramente unico.
Artista a tutto tondo, sensuale e poetico.
Sul palco si presentò come uno sciamano, una sorta di James Senese più sexy e pronto a regalare momenti di umido a tutte le oche giulive che, per quanto fossero state messe in preventivo, stonavano maledettamente col contesto di altissima raffinatezza musicale.
Tutto il resto, non poco, fu assolutamente epico, con incluso lancio di banconote false dal valore spropositato quanto inesistente e col faccione di Lenny in primo piano.
Talento ed estro per lui, una rendita femminile di mesi per me.
D’altronde lui era uno soltanto, al massimo trino.
E la matematica non è un’opinione.


12: Morcheeba – Roma, 2000
Biglietti presi alla Ricordi di Via del Corso.
Loro avevano tirato fuori due disconi e pure il terzo, in uscita in quei mesi, non era affatto male.
Live rendevano bene, ma il repertorio era ancora modesto e l’esperienza non totalmente definita.
Suonarono al vecchio Palacisalfa, che per acustica se la giocava con la mia cantina (con le finestre chiuse, eh, altrimenti non ci sarebbe stata storia).
Live breve, intenso, divertente.


13: Litfiba – Firenze, 1999
Dopo l’elettronico Mondi Sommersi i Litfiba diedero alle stampe Infinito, un lavoro controverso e diverso dal loro stile abituale.
Non tutti i fans della band fiorentina apprezzarono il cambiamento.
Io, che adoro la metà delle loro canzoni e non amo affatto quelle restanti, non posso di certo definirmi un seguace.
Andai a vederli perché parliamo di un gruppo che ha scritto bellissime pagine della storia musicale tricolore.
E perché dal vivo sanno essere trascinanti ed adrenalinici.
Ero convinto che in qualche modo li avrei rivisti in futuro ed invece è ancora oggi l’unico concerto dei Litfiba al quale ho avuto modo di assistere.
Erano già separati in casa, in effetti, pronti a sfancularsi di lì a breve.
Eppure riempirono stadi, palasport (incluso quello di Firenze) e arene ed Infinito divenne il loro album più venduto di sempre.
Sul palco se la cavarono di mestiere, diciamo così.
L’aria non era irrespirabile, forse, ma decisamente pesante.


14: a-ha – Berlino, 2002
Loro suonano spessissimo in Germania, dove li ho visti diverse volte.
Credo sia la nazione ove si sono esibiti più volte in assoluto, se non ricordo male.
Gran bella band, per quanto più godibile in studio che dal vivo.
Soprattutto negli ultimi anni, con Morten Harket che è sempre bello ed affascinante ma ha poca voce -oramai più scagata della mia- ed ancor meno voglia.
Sicuramente meglio all’epoca, quando nella adorata Berlino si mostrarono in quel Velodromo che a me piace una cifra, per forma ed acustica.


15: Bryan Ferry – Linz, 2019
Ci eravamo già sfiorati, in passato.
Lui invecchia, io anche.
Rimandare ulteriormente non conveniva a nessuno.
Mi sono fatto un regalo di compleanno anticipato ed ho festeggiato anche tante altre cose, tutte insieme.
Linz è carina, la sala congressi adibita ai concerti è elegante e la location in toto risulta particolarmente azzeccata in relazione ad una star raffinata e poliedrica quale è Bryan Ferry.
Mostruosamente bravo, con un sorriso coinvolgente e sornione che mi farebbe diventare gay, se lo avessi ogni giorno a portata ottica.
Il suono, inizialmente, non è ottimale.
Idem l’intesa tra i vari musicisti, per quanto sia tutta gente di talento ed esperienza.
Pian piano tutto prende ritmo e lo spettacolo diventa irresistibile.
Avrei voluto fare un giro nel Salisburghese ed una capatina in Carinzia, ma avevo pochissimo tempo a disposizione ed il mio zoo a casa che mi reclamava.
Bella serata, comunque.


Fine -quasi- della storia.
Ne ho saltati una marea, oltre ai citati nell’intro.
Radiohead, Pet Shop Boys, Muse, Subsonica, Bluvertigo, Casino Royale.
I periodi a Roma, quelli in Germania, in Austria.
Mi è sempre piaciuto andar per concerti e, come detto, quasi sempre da solo.
Ma la sensazione di averne saltati alcuni che meriterebbero la citazione mi resta addosso.

Oh, vuol dire che doveva andare così.
Non vedo l’ora, dopo il Covid, di tornare a vedere e sentire qualcosa di bello.
Di recente avevo un bel piano con Nick Cave a Colonia ed Herbie Hancock a Brema, persi entrambi per un piccolo intervento chirurgico dell’ultima ora.
In passato avrei tirato giù il calendario.
Tutto.
Oggi mi fermo alla metà -3/4, ecco-, li riprogrammo e spero di essere ancora sul pianeta Terra, quando sarà.

W la Musica.
W i Concerti.
W la Felicità.

V74

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