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Gabriele Bongiorni

Poche presenze in serie A.
Circa duecentocinquanta in B, condite da un bel po’ di reti.
E parecchi anni tra i dilettanti, ad inizio ed in chiusura di carriera.

Una parabola sportiva lunga venticinque anni, che vede il suo apogeo nella massima serie con la maglia dell’Ascoli ma che, innegabilmente, è ricordata soprattutto per gli illustri trascorsi in cadetteria negli anni ottanta, allorquando il protagonista del nostro racconto odierno è stato senza alcun dubbio uno dei migliori centrocampisti del torneo.

Negli spezzoni televisivi dell’epoca era sempre al centro della scena, mentre nei ritagli di giornale si parlava molto di lui in chiave mercato e come elemento in grado di fare la differenza, in B.
E in A?
Calma.
Procediamo, as usual, con ordine.


Gabriele Bongiorni nasce in provincia di Pavia, nel maggio del 1961.
Lombardo che più lombardo non si può, il piccolo Gabriele è studente arguto e discolo.
Va bene studiare, ma prima di ogni altra cosa vi è quel pallone che praticamente gli è attaccato ai piedi e che lo accompagna fedelmente in ogni suo spostamento.

Prima di compiere il decimo anno di età inizia a giocare tra i Pulcini dell’Associazione Polisportiva Oratorio Stradella (APOS), che proprio in quel periodo inizia ad essere gestita da Don Ermanno Ariata, figura carismatica quanto competente, che per lungo tempo sfornerà talenti nell’ambito della zona circostante ed oltre.

A proposito di talenti: il ragazzo ha stoffa, poco ma sicuro.
Quattordicenne, passa negli Allievi dell’Asti, società militante in serie D.
In Piemonte lo nota un procuratore e scout molto noto in zona: Bruno Cavallo, alias lo scopritore di Antognoni e di molti altri prospetti pescati tra i dilettanti e lanciati poi nell’Olimpo del calcio.
Cavallo, a metà degli anni settanta, collabora con l’Asti e lavora nell’Alessandria, della quale a stretto giro di posta diverrà Presidente.
Mette sotto contratto Bongiorni e, dopo un anno in prestito al Mantova, altro club sotto il suo controllo, lo inserisce nei quadri tecnici della stessa Alessandria, facendogli firmare un contratto da giovane calciatore con la promessa di trasformare il tutto, appena i regolamenti lo consentiranno, in un accordo da professionista.

Alessandria Calcio

Perché Gabriele, unitamente al giovanissimo compagno Barozzi, è considerato un possibile futuro campione.
Per essere precisi Barozzi, che è addirittura più giovane di Gabriele, è stato già opzionato dalla Juventus.
Gli emissari della Vecchia Signora, che lo hanno seguito in diverse circostanze, hanno avuto modo di annotare pure il nome di Bongiorni, sui loro taccuini.

Quest’ultimo, a sedici anni, esordisce in serie C.
Disputa tre stagioni con i Grigi, diventando un perno del centrocampo dei piemontesi.
In quanto sì, il suo ruolo è quello di interno, seppur spesso si muova da trequartista e, talvolta, pure da regista.
Un elemento giovanissimo eppure già completo, destinato al salto di categoria.
L’Alessandria, che nel 1980 retrocede in C2, lo mette sul mercato insieme al gemello Barozzi.

Su Gabriele piombano Taranto e Varese.
I lombardi, neopromossi in B e che hanno affrontato dal vivo il giocatore poche settimane or sono, ne apprezzano duttilità tattica e forza agonistica e superano la concorrenza di Parma e Bologna, oltre a quella dei tarantini.

Bongiorni è entusiasta all’idea di giocare nella seconda serie nazionale.
A Fascetti, tecnico dei varesini, il calciatore originario del pavese piace, eccome.
Però, con l’abituale franchezza che anche da giovane lo contraddistingueva, il toscano chiama Gabriele Bongiorni:
“Ciao, giovane!”
“Mister, come va?”
“Tutto bene, grazie. Senti, so che la società sta trattando il tuo acquisto”
“Sì, non vedo l’ora di essere allenato da lei”
“Mi fa piacere, però vorrei dirti una cosa importante. Io in rosa, al momento, ho cinque centrocampisti. Altri due arriveranno a breve, per il ritiro. Tu devi svolgere il Servizio Militare e potrai fare pochi allenamenti, insieme a noi. Chi non si allena, con me non gioca. Io ti consiglierei un anno in una squadra non distante dalla tua destinazione, per crescere ulteriormente e fare esperienza, prima di arrivare a Varese”
“Capisco, certo. Non è facile, però: perché ero già con la testa lì”
“Fidati del mio consiglio”
“Lo farò, grazie”
“Ci sentiamo presto, continueremo a seguirti”
“Va bene, Mister”

Il Varese, che acquisisce il cartellino di Gabriele Bongiorni, lo gira in prestito al Savona, C2, dove l’ex alessandrino ritrova l’amico Barozzi.
Entrambi fanno bene, in Liguria.
L’esperienza dell’ex bomber della Nazionale, Pierino Prati, è la ciliegina sulla torta di una compagine che, anche grazie ai tanti giovani in rosa, disputa un bel torneo, concluso in quinta posizione.


In estate i destini di Barozzi e Bongiorni si separano, definitivamente,
Il primo passa alla Cavese, mentre il secondo -come da accordi- si trasferisce al Varese, dove libero dagli impegni di Leva si ambienta perfettamente e va a sfiorare subito una clamorosa promozione in serie A.
I biancorossi di Fascetti chiudono quarti in graduatoria, a soli due punti dal Pisa e dalla Sampdoria promosse in massima serie unitamente al Verona, primo in classifica con un punto in più rispetto alle altre due compagini succitate.
Bongiorni, titolare fisso, non patisce affatto l’esordio in cadetteria.
Tutt’altro.
Segna pure un paio di gol, che dodici mesi più tardi diventano quattro in un Varese che purtroppo non ripete la meravigliosa stagione precedente, attestandosi nelle zone mediane del torneo.
Percorso più o meno simile nell’annata seguente, con Gabriele Bongiorni sempre titolarissimo ed a segno in tre circostanze.
Nel frattempo in panca Fascetti ha lasciato il posto a Catuzzi.
Si gioca sempre a zona, con un centrocampo folto e versatile.

Varese Calcio

Nel triennio varesino Bongiorni ha al suo fianco -in alternanza- compagni di buon livello.
Per fare qualche nome, vanno ricordate le punte Auteri, Pellegrini, Di Giovanni; i difensori centrali Cerantola, Vincenzi, Cecilli, Moz, Tomasoni e Misuri; i centrocampisti Salvadè, Strappa, Mauti, Mastalli, Gentilini, Cristiani e Orlando; i fantasisti Scaglia e Maiellaro; i portieri Rampulla e Zunico; le ali Turchetta e Mattei; i terzini Braghin e Limido.
Niente male, ecco.

Al quarto anno nella Città Giardino, come è soprannominata Varese, Gabriele è allenato da Giampiero Vitali.
La squadra è discreta: ma in un torneo all’insegna dell’equilibrio più feroce, perde il pass nel rush finale ed incappa in una devastante retrocessione.
Gabriele Bongiorni, invece, vive un’annata clamorosa, con ben quindici gol a corredo.
Lo precedono, nella speciale classifica, solo i super bomber Bivi (20) e De Falco (16).
Dietro gente come Kieft, Borgonovo, Tacchi, Gibellini, De Martino, Fiorini, Barbuti, Berggreen, Tovalieri, Cinello, Paciocco e Traini.
Un exploit incredibile per un calciatore che non gioca in attacco e che, pur inserendosi con frequenza in avanti, è in teoria un interditore, nel modulo utilizzato nei periodi recenti dal Varese.


Manco a dirlo, Gabriele non è destinato a giocare in terza serie.
Già da un paio di anni il suo nome è sui taccuini di diversi Direttori Sportivi, per rendimento e per caratteristiche tecniche.
Sul calciatore pavese si genera una sorta di asta.
A spuntarla è la Cremonese, retrocessa da alcune settimane in B e desiderosa di ritrovare subito il massimo livello del calcio italiano.
I grigiorossi, allenati da Mondonico, dispongono di elementi quali Chiorri, Bencina, Lombardo, Finardi, Citterio, Rampulla, Nicoletti, Zmuda, Viganò ed altri ancora.
Partono tra i favoriti, ma la B è tosta e ricca di insidie.
Tornei meravigliosi, quelli della cadetteria anni 80.

Battaglie epocali, all’ultimo sangue.
La Cremonese inizia benino, poi si smarrisce per strada e chiude con un deludente nono posto.
In estate Mondonico si trasferisce al Como e lascia il posto a Mazzia, in arrivo dal Campobasso.
La squadra è Campione d’inverno e pare destinata al salto di categoria, poi cala leggermente alla distanza e finisce terza, suicidandosi nell’ultima gara di campionato col Pisa, in casa, ove sarebbe bastato un pareggio per festeggiare la promozione e, avendo perso, si è invece vista costretta a spareggiare con Lecce e Cesena per raggiungere la A.
Ottimo pure il percorso in Coppa Italia, con i lombardi eliminati soltanto alle semifinali dall’Atalanta.
E gli spareggi?
Cesena- Lecce 0-0, Lecce-Cremonese-Lecce 4-1 e Cremonese-Cesena 0-1.
Serve aggiungere altro?
In serie A sbarca il Cesena, vittorioso per 2-1 sul Lecce nella finalissima.
Fine dei giochi.

Poche settimane dopo le Tigri prelevano Avanzi dal Mantova, omologo del centrocampista pavese, e danno il benservito a Bongiorni, messo sul mercato dopo un biennio discreto ma, in particolar modo nella seconda annata, ben al di sotto delle -notevoli- aspettative.
L’ex varesino ha mercato, in B.
Lo cercano in tanti, però nessuno affonda il colpo.
Una situazione strana, probabilmente figlia delle prestazioni altalenanti degli ultimi mesi e della circostanza, invero da tenere in debita considerazione, dell’inutilizzo di Bongiorni nei match di spareggio per la promozione.
Una sonora bocciatura nel momento chiave della kermesse, al netto di una leggera flessione fisica del giocatore.


Sia quel che sia, per Gabriele arriva una sola proposta ufficiale.
A cercarlo è il Catanzaro, neopromosso in B, che propone in cambio il mediano Piccioni.
Bongiorni, che non ha mai giocato al di sotto dei confini padani, è perplesso.
I calabresi gli propongono un buon contratto biennale ed un bell’appartamento nella città dei due mari.
La sentenza Bosman è ancora distante nel tempo ed i calciatori, negli anni ottanta, non posseggono il potere contrattuale odierno.
Gabriele Bongiorni fa buon viso a cattivo gioco e firma per i giallorossi, trasferendosi nell’estremo Meridione d’Italia.

Gabriele Bongiorni - Catanzaro

Scelta che, a bene vedere, si rivelerà azzeccata.
Il giocatore lombardo si ambienta subito alla grande, in Calabria.
Lui, che adora la buona tavola e scopre che il sole può essere un bel compagno di vita, diventa presto il fulcro del team catanzarese, allenato da Vincenzo Guerini.
Ritrova alcuni compagni del passato e guida i suoi ad un quinto posto finale che sa di beffa, in quanto il campionato 1987-88 prevede quattro promozioni.
Decisiva, molto probabilmente, la sfida tra Catanzaro e Lazio, alla sestultima giornata del torneo.
I giallorossi, in vantaggio per una rete a zero sui romani, sprecano un paio di ghiotte occasioni per raddoppiare, quindi incassano il pareggio in pieno recupero.
La Lazio, unitamente a Bologna, Lecce ed Atalanta, vola in serie A.
I calabresi, guidati in campo da un suntuoso Gabriele Bongiorni e dal genialoide Palanca, perdono pure a Lecce, alla penultima, e mancano il salto di categoria.
Un peccato, anche perché la squadra non è affatto male: Zunico, Soda, Marco Rossi, Cristiani, Iacobelli, Cascione, Enrico Nicolini, Masi e altri ancora, oltre ai succitati Bongiorni e Palanca.

Gabriele per la terza volta in carriera, spreca il match point per la massima serie.
Le ultime due possibilità, Cremonese e Catanzaro, consecutivamente.

Beffa o segno del destino?
Fatto sta che il centrocampista lombardo, ritornato ai suoi livelli, riceve parecchie proposte per traslocare.
Lo cercano due allenatori che hanno avuto Gabriele alle loro dipendenze a Varese: Vitali da Parma e, soprattutto, Catuzzi da Piacenza.
Con i piacentini l’affare parrebbe fatto, se non fosse che le vie del calciomercato sono infinite e la trattativa si stoppa, improvvisamente.
Gabriele Bongiorni si trova bene al Catanzaro, ma l’addio di Guerini lo spinge altrove ed è deciso a riavvicinarsi a casa.
Resta fermo per qualche mese, sino alle ultime battute del calciomercato, allorquando Costantino Rozzi, presidentissimo dell’Ascoli, chiama il pavese e gli offre l’opportunità di esordire in serie A (con un buon contratto biennale, seppur a cifre leggermente inferiori rispetto alla concorrenza nordica).
L’Eden, per un calciatore professionista.

Un paio di giorni di riflessione e poi la decisione finale: Ascoli è più distante da Pavia rispetto a Parma e Piacenza, ma di certo più vicina se paragonata a Catanzaro.
E quei soldi in meno sul conto rispetto alle proposte di Parma e Piacenza saranno recuperati dal premio salvezza e dalla soddisfazione di militare nel miglior torneo d’Europa e, forse, del mondo.
Gabriele firma con i piceni, che spediscono a Catanzaro il libero Miceli in cambio del cartellino dell’ex cremonese.

Rozzi, commentando l’acquisto dell’ex catanzarese, svela uno sfizioso aneddoto:
Bongiorni doveva essere qui già da tempo, quando il Varese retrocesse e noi andammo in Lombardia per chiudere l’affare. Poi Boskov, il nostro allenatore, nello stesso ruolo ci chiese Fulvio Bonomi, che aveva visto giocare con la Cremonese e che gli piaceva parecchio. Quindi prendemmo lui e, in accordo col Varese, dirottammo Gabriele proprio a Cremona“.

Gabriele Bongiorni - Ascoli

L’Ascoli, guidato da Castagner, una un roster da battaglia: Bruno Giordano è il più forte in rosa.
Il portiere Pazzagli, il brasiliano Casagrande e lo jugoslavo Cvetković seguono a ruota.
Poi ci sono parecchi mestieranti: Dell’Oglio, Arslanovic, Giovannelli, Silvano Fontolan, Destro, Carillo e compagnia bella.
Si lotta, per portare a casa la salvezza.
Castagner lascia il posto al sergente di ferro Bersellini, a stagione in corso.
I bianconeri, con una apprezzabile rimonta finale, evitano il declassamento in cadetteria.

Bongiorni nella prima parte di stagione accumula una quindicina di presenze, quasi tutte da comprimario.
Nel girone di ritorno, culminato col miglior rendimento della squadra, sparisce dai radar e finisce stabilmente in panchina.

Una delusione atroce, per il centrocampista lombardo.
Che alla soglia del trentesimo anno di vita si rende conto che la sua carriera, quantomeno ad altissimi livelli, può dirsi conclusa.

Un solo anno di serie A, che però è indicativo della enorme differenza qualitativa che passa tra la prima e la seconda serie nazionale.
Intendiamoci, però: la serie B degli anni ottanta è una torneo durissimo, dal punto di vista agonistico e mentale.
Tecnicamente, beh, c’è gente che anche in A farebbe la sua ottima figura.
Ed in parecchi casi accade proprio questo.
Però in massima serie la palla viaggia alla velocità della luce.
Letteralmente.
Non tutti riescono a starle dietro adeguatamente.
La differenza è lì.
Una differenza marcata.
Molto marcata.


Gabriele Bongiorni, come detto, è stato uno dei migliori centrocampisti della cadetteria negli anni ottanta.
Calciatore dotato di ottima tecnica individuale e di una istintiva forza penetrativa nelle retroguardie avversarie.
I suoi inserimenti risultano spesso letali, con un gran tiro dalla distanza come principale arma d’assalto.
Tosto fisicamente, è in grado di giocare praticamente ovunque, in mezzo al campo.
Nasce come mediano difensivo, quindi si trasforma man mano in un tuttocampista, una sorta di Lampard o Gerrard (chiaramente due fuoriclasse: il paragone è giusto per rendere l’idea della tiplogia), pronto a muoversi da interno, da mezzala, da intermedio e, non di rado, da regista e/o trequartista, in appoggio alle punte.
Si adatta sia al gioco a zona che a quello ad uomo, senza troppi problemi.
Rigorista freddo e preciso, se la cava bene anche di testa.
Segna spesso, comunque, tranne che ad Ascoli.
Perché la A è un altro pianeta e, senza nulla togliere al giocatore di origini pavesi, forse non è un caso che il nostro ci arrivi tardi e senza riuscire ad incidere.
Bongiorni, paragonato all’alba della sua carriera a Bulgarelli, è piuttosto lento.
In cadetteria maschera con le caratteristiche di cui sopra.
In massima serie il discorso cambia: come parziale attenuante va ricordato che l’annata di Ascoli è particolare, col giocatore che non partecipa al ritiro estivo e si allena per qualche mese con un club dilettantistico, per non perdere il ritmo dopo la rottura con il Catanzaro, e successivamente a questo si aggiunge il cambio in corsa dell’allenatore ad Ascoli.
Inoltre nella seconda parte del campionato il team bianconero trova la quadra senza la presenza di Gabriele e, come logico che sia, Bersellini non la modifica di una virgola sino all’epilogo.
Al netto di qualche saltuario problema di collocazione tattica e di un passo alquanto flemmatico, il valore del calciatore in questione è però indiscutibile.
Per il percorso sportivo e le caratteristiche intrinseche, a mia memoria, uno dei più “strani” nel panorama calcistico del periodo.


Finito fuori rosa ad Ascoli, Gabriele si guarda intorno per un po’.
Non si muove foglia, per lui.

Quindi decide di accettare la corte del Trento, in serie C1.
Squadra attrezzata per far bene, ma che non gira come dovrebbe e chiude a metà classifica.
Dodici mesi più tardi va ancora peggio, con una inopinata retrocessione in C2.

Gabriele Bongiorni in C1 fa la differenza, ma nel Trento non riesce a cambiare le sorti del club.
Si accorda quindi con l’Oltrepò, in Interregionale e a due passi da casa, e con tredici reti in una trentina di match lo trascina -da leader e capitano- in C2.
Ecco sopraggiungere due retrocessioni di seguito e Bongiorni si ritrova in Eccellenza, a trentacinque anni.
Non ha intenzione di smettere: il fisico regge, la testa pure.

Firma quindi col Castellana in Promozione, e vince il campionato.
Poi torna all’Oltrepò, sfiorando la promozione nel Campionato Nazionale Dilettanti.
Il saliscendi prosegue col ritorno al Castellana, per un biennio.
Quindi Bressana e Robbio (entrambe in Promozione), ulteriori tappe di un viaggio che si conclude nel Laveno Mombello, in Seconda Categoria, con quarantadue primavere sul groppone.


Gabriele, che per un periodo ha già guidato l’Oltrepò, appende le scarpette al chiodo ed inizia una carriera di allenatore che lo vede girovagare per parecchie compagini dilettantistiche e in alcuni settori giovanili della zona lombarda e dintorni.
Nel 2016, per qualche mese, torna a Varese, da vice, in serie D.

Gabriele Bongiorni

Mi ricordo diverse gare di Bongiorni.
Alcune di esse contro la Lazio.
Col Varese segnò pure un paio di reti, ai Biancocelesti.
Invece con l’Ascoli, in A, giocò solo la partita di andata a Roma, finita a reti bianche.
Al ritorno nelle Marche, in un match dove lo 0-0 permette ad entrambe le compagini di salvarsi, è in panca.
In pochi lo ricordano, ma nella stessa annata, poco prima che iniziasse il campionato, Ascoli e Lazio si affrontarono pure in una amichevole disputata in casa dei bianconeri e vinta da questi ultimi per 3-2 con una delle reti marchigiane, la seconda, messa a segno proprio da Bongiorni, appena giunto in città.
Debutto da sogno, prima di un rapido declino.

Come scritto inizialmente, Gabriele Bongiorni, Wingo per gli amici, ha rappresentato una istituzione, nella cadetteria 80s.
Un Mito, a suo modo.
Indimenticabile.

Avendo giocato sino ad oltre quaranta anni, seppur tra i dilettanti, è stato anche bravo a gestirsi, sia fisicamente che mentalmente.
Non ha avuto infortuni gravi, nella sua storia calcistica.
Fortunato, vero.
Ma la fortuna bisogna sapersela conquistare, in certi casi.
Inoltre non vi è un solo appassionato dell’epoca che non lo abbia tra i preferiti, a centrocampo.


Onore al merito, insomma.

Gabriele Bongiorni: Wingo.

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