• I Magnifici 7

Depeche Mode: i migliori album

Dopo aver soddisfatto la curiosità di un caro amico sulla classifica dei campionati di Calcio che mi piace seguire, ci ho preso gusto e, al termine di una riflessione che dura da secoli, ho deciso di comunicare al mondo -lo so, lo so- la scelta dei miei album preferiti dei Depeche Mode.

O per meglio dire: la scelta dei loro migliori album e basta, perché poi uno potrebbe tranquillamente pensare che Violator sia il top, faccio per dire, e poi non inserirlo nella lista di quelli che adora ascoltare.
O viceversa, ecco.

Nel mio caso, direi che le classifiche coincidono con estrema precisione.


I primi sette della lista li reputo i migliori in assoluto e sono anche quelli che incontrano il mio gusto personale, per quel che concerne il piacere dell’ascolto.

Chiaramente discorriamo di album da studio, altrimenti la storia si complicherebbe e non poco.

I Magnifici 7 è il mio omaggio ad un capolavoro cinematografico e, nel contempo, il mio ringraziamento ad un gruppo che -volente o nolente- ha accompagnato gran parte della mia vita con i suoi dischi.

Due note a corredo.
I primi tre posti sono assegnati di default.
La scelta tosta, nel mio caso, è tra i primi due, che a parer mio si equivalgono o, quantomeno, sono ad un livello talmente elevato da rasentare la perfezione e rendere complicatissima la predilezione.


Andando contro il mio nickname internettiano -che mi possa perdonare!-, alla fine proclamo vincitore 🏆 Songs of Faith and Devotion (1993), perché rappresenta l’apogeo artistico, la vetta di un percorso musicale ed umano con dentro tutto il bello ed il brutto che i DM hanno vissuto negli anni più caldi della loro epopea.
Imprescindibile.


In seconda piazza, a distanza veramente prossima allo zero, ecco Violator (1990).
L’album perfetto.
Niente altro da aggiungere.
L’album perfetto, perché repetita iuvant.


Completa il mio podio il sublime Black Celebration (1986), un lavoro articolato e seminale che chiude la trilogia berlinese dei DM compendiando ogni singolo elemento che, di lì a breve, andrà a confluire nel periodo più mistico e tenebroso della band.
Toccante, raffinato, oscuro.


Come nel caso dei primi due posti debbo ammettere che le distanze tra il terzo, il quarto ed il quinto sono -IMHO- alquanto risibili.
Tutti e tre sarebbero davvero meritevoli del podio.

Dovendo comunque indicare una preferenza, altrimenti che gioco sarebbe, per la quarta piazza punto su Music for the Masses (1987).
Disco che potrebbe essere tranquillamente un The Best per il 99% dei gruppi mondiali, con una serie di pezzi strepitosi ed una atmosfera 80s che è un qualcosa di clamoroso.


Quinto, si fa per dire, Ultra (1997).
La rinascita, dopo una lunga fase di buio e l’abbandono di una colonna portante.
Notturno, omogeneo, emotivo, intenso.
L’ho consumato, come tutti gli altri e forse anche di più.


Idem per Some Great Reward (1984), sesto.
Ancora Berlino, con le sue atmosfere uniche che non possono non influenzare la penna contorta e sensibile di Gore e le anime torturate degli altri membri dei DM.
Cupo quanto impregnato di talento e forza.
Bello vero.


Tra i Magnifici 7 trova posto, nel mio cuore, anche A Broken Frame (1982).
Ancora senza il fenomenale Alan Wilder e già senza il bravo Vince Clarke, in un intermezzo estremamente disomogeneo e per certi versi acerbo, tra brani di indubbio fascino e spessore e momenti che manco Albano e Romina prestati alla New Wave.
Non piace a molti fans, non convince gran parte della critica, lascia perplessi gli stessi DM sul risultato ottenuto.
Eppur si muove.
Ed in maniera non dico convincente, ma di certo “impattante”.
Il tecnicamente migliore e successivo Construction Time Again, industriale ed impegnato, perde di un soffio la volata per il settimo posto in quanto l’altro, sebbene oltremodo imperfetto, tocca ribadirlo, esprime -per me- una carica di passione e malinconia che lo rende speciale.


Fine della -breve- storia.
Era da una vita, che andava avanti questa tiritera.
Oggi, in data 9 Luglio 2022, si è finalmente chiusa la pratica e ratificato l’accordo definitivo.

Così è deciso, l’udienza è tolta.
Ora un nuovo tour, in onore e nel ricordo del buon Fletch.
Pure un nuovo album, volendo.

Tanto i Magnifici 7, oramai, non li sposta manco un tornado.

V74

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