- Il trentottesimo
Charlie
Charlie, uno dei miei gioielli.
Improvvisamente mi ha lasciato ed in una maniera che non riesco a farmi ancora andare giù.
Una maledetta sera la mia compagna lo ha trovato sul suo lettuccio praticamente immobile, freddo.
Abbiamo provato a scuoterlo e rianimarlo.
Poi siamo corsi dalla veterinaria che, dopo avergli misurato la temperatura corporea, lo ha dichiarato già nell’aldilà.
L’adrenalina gli ha fatto recuperare qualche energia e, contro il parere medico, ho deciso di portarmelo a casa e di non spegnerlo definitivamente, come consigliatomi.
Una volta ritornati alla dimora, Charlie ha iniziato a dare segnali di ripresa.
Ha bevuto e, lentamente, anche assaggiato del cibo.
Poche ore dopo saltellava sul tavolo come ai vecchi tempi.
Ho provato a fargli mangiare qualcosa di più consistente e, nonostante mi abbia quasi amputato un dito nella foga, ha iniziato ad ingurgitare come d’abitudine, cioè alla grande (in porzioni “leggere”, ovviamente).
In tarda serata, stanco e visibilmente barcollante, si è addormentato placidamente su di me.
Ovviamente non ho dormito, per vegliarne il sonno.
Idem Veronica, accanto a me.
In tarda mattinata gli abbiamo dato le medicine, ma Charlie ha iniziato nuovamente a stare male.
Ad un certo punto l’ho preso in braccio ed ho notato dei chiari sintomi di allontanamento dalla vita.
Ho urlato e pianto come un disperato, poi ho dovuto accomodarlo in un dignitoso giaciglio e sono stato costretto, mio malgrado, a lasciarlo andare, come giusto che fosse.
Veronica ha avuto un trauma, a trovarlo così.
Però la tenacia di tornare, quantomeno per una sera, ad essere il Charlie che conoscevamo beh, ci è sembrato un regalo d’addio.
Charlie era destinato a trasferirsi Roma, da giovane.
Il giorno prima di partire si fece seriamente male alla spalla e sembrava costretto al carrellino.
Gli ho evitato l’operazione e l’ho allenato per settimane, a modo mio.
Perché sono un arrogante ed un presuntuoso, ma pure uno che meno stronzo di parecchi esperti di animalistica.
Loro sì, decisamente stronzi.
Ma questa è un’altra storia.
Durante un ricovero nel quale andavo a fumare la sigaretta sotto la finestra del centro veterinario per sentirlo miagolare, Charlocchio, come amavo chiamarlo, si è trovato a stare per un paio di giorni senza essere alimentato -scelta discutibilissima, andiamo oltre- e da allora ha sempre mantenuto un rapporto strambo col cibo.
Nevrotico, schizzato, psicopatico.
Eppure di una dolcezza infinita e di una vivacità inusitata.
Mi dormiva ronfando nel ventre, faceva un casino quando era ora di pranzo-cena, saltellava come un matto quando giocavamo in terrazza, si addormiva come un pargolo appena gli spegnevo le luci della stanza.
insieme ai suoi zii, ai genitori ed ai fratelli ed alle sorelle mi ha tenuto compagnia in momenti della vita che non augurerei manco al mio peggior nemico.
Grazie al suo “incidente” anche un fratellino ed una sorellina sono rimasti qui, con me, avendo scelto di non affidarli -come previsto- per non lasciare solo Charlie durante la fase di riabilitazione.
La sua salute cagionevole sembrava avergli dato tregua, negli ultimi anni.
Tutto loro hanno un DNA fragile, eredità di genitori recuperati nelle campagne e malati di tutto quel che si può beccare in natura.
Eppure regalano vita autentica, felicità, emozioni.
Ho seppellito Charlie in giardino, alla vigile presenza di Pupo, il mio cane ormai ventenne, e di Xena, la cucciolotta di Veronica.
Loro due lì, immobili, a darmi conforto nel supportare un dolore indicibile che soltanto questo tattoo, a marchiare il suo ricordo sul mio corpo, può in parte cercare di attenuare.
Grazie, Charlie.
Ti ho amato per davvero e so che hai corrisposto, in tutto e per tutto.
I tuoi fratelli e le tue sorelle ti cercano spesso, me ne accorgo osservandoli in alcuni loro movimenti abituali: magari pensano che tu sia da qualche parte, a curarti.
Veronica si è affezionata a tutti voi, veramente tanto, ma con te aveva un rapporto oltremodo intenso e lo diceva sempre, che tu eri quello più mattoide e bisognoso di attenzioni.
Io vengo quasi tutte le sere a darti la buonanotte, talvolta fumando una sigaretta nei pressi.
Come quando eri in clinica, da piccolino.
Ci manchi veramente tantissimo, Charlie.
Tantissimo.
V74