- Amato e bramato
Bruno Giordano: storia di un calciomercato infinito
Parto dalla fine: Bruno Giordano, per me, è stato uno dei centravanti più forti della Storia del Calcio Italiano.
Che lo pensi il sottoscritto, in fondo, non è cosa poi tanto importante.
Che lo pensino parecchi addetti ai lavori, tra i quali gente di grande esperienza e sicura competenza, beh, già inizia ad essere questione ben più seria.
Che lo abbia pensato e dichiarato un certo Diego Armando Maradona, il quale pur con tutti i suoi cronici difetti resta sempre il Numero 1 della Storia del Calcio Mondiale, è Cassazione.
Nella Lazio di metà 80s Bruno, al netto di qualche casino che aveva combinato e di qualche altro dove lo avevano tirato dentro per i capelli, era palesemente fuori contesto.
Un campione conclamato ed un autentico bomber di razza che, sebbene abbia dovuto patire una sosta forzata nel bel mezzo della carriera, dopo aver ripreso la marcia si ritrova a militare in una compagine discreta, sì, con la casacca sportiva più bella di sempre, ok, ma con alle spalle una società troppo ballerina per ambire a risultati stabili e concreti.
La maledettissima calura estiva mi ha suggerito, anni or sono, un tentativo di “rivisitazione storica” sul calciomercato del bomber Laziale che, nel tempo, ha assunto i connotati della saga.
Ne parlai in un paio di forum e lo riscrivo qui, a casa mia, oggi che la calura è ancora maggiore, facendo riferimento ad offerte ufficiali e/o a trattative importanti: voci che si son dimostrate quantomeno affidabili, ricordandoci sempre di quale contesto si discorre.
Perché sin troppe volte si è fatta confusione, a riguardo.
D’altro canto la vicenda è alquanto arzigogolata e di lunga durata.
Ed inizia a fine anni 70, agli albori della carriera del suddetto, quando lo stesso ha però già mostrato doti da potenziale campione che spingono le ricche compagini del nord ad interessarsi ai suoi servigi.
Ad essere più attiva è la Juve -dinanzi alla quale Bruno fa e farà spesso mirabilie-, che presenta una cospicua offerta: circa due miliardi di vecchie lire.
Il presidente della Lazio, Lenzini, finge di non aver sentito.
Soffre, vacilla, oscilla, ma si tappa le orecchie.
Niente Juventus.
Durante il caos del calcioscommesse dell’80 è noto il tentativo del presidente della Roma, Dino Viola, di accaparrarsi il giocatore per un caffè ed un cornetto, tipico comportamento da gentleman-speculatore che il nostro -si fa per dire- terrà in molte altre occasioni, come ricorderà senz’altro il mitico Vautrot, l’unico arbitro al mondo che è stato volontariamente corrotto al fine onorevole di poterne valutare la possibile corruttibilità.
Geniale.
Le voci del periodo raccontano di un Giordano disinteressato al passaggio ai cugini, per ovvie ragioni.
Viola era un personaggio alquanto “particolare”, come detto.
Però di pallone ne capiva, eccome.
Aveva pure una strana amicizia, col centravanti rivale.
E sapeva bene che in quella squadra lì, forte e compatta, molto probabilmente Giordano avrebbe fatto le fiamme vere.
Non avremo mai la controprova, grazie agli Dei del Calcio.
Niente Roma.
Poi è l’Udinese del colosso Zanussi -bramosa di scalare posizioni in classifica e col portafoglio ben gonfio, una sorta di Sassuolo odierno e ancor più ambizioso- a proporsi per l’acquisto, con la dirigenza capitolina che sembra propensa a chiudere l’affare ma col calciatore che, ancora una volta, nicchia ed infine declina l’offerta.
Niente Udinese.
La crisi societaria della Lazio si acuisce, nel frattempo: c’è bisogno di moneta liquida.
A mettere più soldi sul piatto è la Fiorentina, con i dirigenti gigliati che si accordano con quelli Laziali per una cifra elevata e con una sorta di bonus oscillante, in base alla possibile riduzione o meno della squalifica -in corso- del goleador biancoceleste.
Mancano soltanto le firme che, figuriamoci, non arriveranno mai, in quanto l’ambiente Laziale, saturo e straripante come da prassi, in quel frangente si schiera apertamente contro la dipartita del beniamino locale.
Niente Fiorentina.
Terminata la squalifica e dopo varie peripezie, tra periodi estremamente altalenanti e l’infortunio pesante patito ad Ascoli, Bruno Giordano riesce ad imporsi come centravanti di spessore, ormai pronto per il salto definitivo in un team vincente.
Altro giro altra corsa, con le nordiche che appizzano le orecchie e la Juve, sempre lei, che ingolosisce il giocatore e la Lazio con una sostanziosa offerta economica comprendente una discreta dote in cash, giocatori di prospettiva a titolo definitivo ai Biancocelesti e ricco ingaggio da corrispondere al calciatore.
Pare fatta e la Lazio accetta di inserire pure Manfredonia nell’affare.
Si è ormai ai dettagli, ma improvvisamente salta tutto: Briaschi, una delle contropartite juventine che andrebbe prelevato dal Genoa e girato alla Lazio, non è affatto interessato a firmare per quest’ultima, mentre sia Giordano che Manfredonia giocano al rialzo sull’ingaggio e gli altri giocatori coinvolti nella trattativa, un esercito, si ritrovano ad essere indecisi anch’essi sul da farsi.
Niente Juventus (bis).
La Fiorentina riprova quindi ad inserirsi per il solo Giordano, senza contropartite e ragionando sulle cifre di ingaggio e cartellino.
Tutto vano.
Niente Fiorentina (bis).
Intanto la Juve, monitorando il mercato, mette gli occhi anche sul gioiellino Mancini, della Samp.
I doriani chiedono in cambio proprio Giordano, presumendo che i bianconeri oramai abbiano messo le mani sul bomber romano, oltre ad un ricco conguaglio.
Bruno fa sapere di non essere interessato al trasferimento in Liguria e chiede nuovamente un ingaggio monstre a Boniperti per entrare nella galassia agnelliana.
Niente Sampdoria.
La Roma tenta di sbolognare diversi suoi avanzi -aggiungendo un bel po’ di moneta cash- per (ri)provare a portare il centravanti sulla sponda cugina della città, senza alcun esito.
Invero Chinaglia, alla canna del gas, sarebbe propenso a trovare un accordo.
Però Bruno, in giallorosso, non ci vuole andare nemmeno se si parla di Lecce o Catanzaro.
Niente Roma (bis).
Infine arriva il Napoli di Maradona e compone il mosaico perfetto, facendo felici tutte le parti in causa: Bruno Giordano firma per i partenopei e va a scrivere la storia del club campano in cambio di un assegno di cinque miliardi di lire e di un ingaggio da campione vero.
La Lazio invece è già in B, nonostante una squadra non dico da -allora- Coppa Uefa, ma quasi.
Questa è un’altra storia, però.
Brutta, molto brutta.
E che andrà raccontata, in qualche modo.
Ma è un’altra storia.
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