• 2022

a-ha – True North

Un altro dei miei gruppi preferiti, gli a-ha.
Visti più volte dal vivo, quando avevano voglia e fame e quando la voce di Morten Harket non imitava quella di Paperino, quantomeno nei concerti.

Conosco a memoria quasi tutti i loro album, soprattutto i più agée: i migliori, per capirci.
Bisogna ammettere che i norvegesi riescono sempre a piazzare dei buoni colpi, in studio.
Tra una lite furiosa ed un annuncio di abbandono delle scene sanno comunque conquistare i cuori e tornare alla carica con un copione che, sebbene ormai scontatissimo, finisce ugualmente con l’emozionare i fans antichi e, nel contempo, non manca mai di fargliene acquisire pure di nuovi.


Da poco è uscita sul mercato la loro ultima fatica: True North, undicesimo episodio della saga nordica, per l’appunto.
Un titolo geografico per un disco composto a due mani dal chitarrista Paul Waaktaar-Savoy e dal tastierista Magne Furuholmen: sei pezzi a testa e Morten che ci mette la voce (in studio, con l’aiutino, viaggia ancora alla grande), la presenza scenica e la mansuetudine di non commentare le scelte artistiche dei colleghi.

Pubblicato dalla RCA, tramite Sony, registrato -e videoregistrato, per farne un film- in due giorni, con varie sessioni live insieme all’Arctic Philharmonic Orchestra di Bodø, dalle loro parti.
Pop maturo, sofisticato, in taluni passaggi anche sperimentale, con alcuni intermezzi jazz e diversi approcci vicini ad una musica da camera, per pochi intimi e per selezionati ascoltatori.
Purtroppo non mancano i passaggi a vuoto, a parer mio.
No, non mancano affatto.


Track List:

1 I’m In
2 Hunter In The Hills
3 As If
4 Between The Halo And The Horn
5 True North
6 Bumblebee
7 Forest For The Trees
8 Bluest Of Blue
9 Make Me Understand
10 You Have What It Takes
11 Summer Rain
12 Oh My Word


Il disco si apre con il singolo I’m In, una splendida ballad che coglie nel segno con un sound delicato ed impattante ed un testo intriso di devozione alla causa, qualsivoglia essa sia e/o si scelga di interpretarne l’essenza.
Hunter In The Hills è un brano decisamente mieloso, dai contorni indefiniti e, secondo me, indefinibili.
As If promette e, nel prosieguo, non mantiene.
Between The Halo And The Horn fa risuonare l’allarme per l’eccessivo rigonfiamento testicolare, mentre la successiva True North rimette le cose a posto, con un classico pezzo degli a-ha vecchia maniera (l’intro scopiazza Stay On This Roads), intriso di melodia e di sehnsucht, come direbbero i tedeschi (uno struggimento ipotetico e, spesso, patologico).
Bumblebee andrebbe bene al massimo per una scena di Love Boat: una di quelle scarse, però.
Forest For The Trees, non particolarmente significativa, prosegue sul filone naturalistico che ispira e racconta l’album.
Bluest Of Blue è una insulsa canzoncina che non rende onore ad un trio di talenti veri.
Make Me Understand è un viaggio in certe sonorità 80, per quanto pare sia perennemente sul punto di decollare e poi non lo faccia manco per sogno.
You Have What It Takes è una leggiadra nenia, perfetta per accompagnare il riposino pomeridiano.
Summer Rain mi piaciucchia, pur non essendo di certo un capolavoro, per carità: ma, quantomeno, si torna sul pianeta musica.
Oh My Word è un’altra ballata, piuttosto allegrotta, da metter su con amabile malinconia mentre si smontano le tende dell’Oktoberfest.


Si è intuito, immagino: True North non mi fa impazzire.
Prescindendo dalle facili ironie, la verità è che non mi emoziona affatto.
Dentro si ritrova un progetto discreto, parecchi richiami ai tempi d’oro, i testi sono interessanti, la produzione è di qualità e gli arrangiamenti sono sontuosi, grazie alla fase orchestrale.
Eppur non si muove, volendo parafrasare gente di grido.

a-ha - True North

Gli a-ha, agli inizi e pure più tardi, sfornavano autentici capolavori e da molti -anzi: da troppi- venivano indicati come una band di passaggio, sol perché erano bellocci e dall’aspetto placido e poco rockettaro.
Oggi, maturi e raffinati, tirano fuori roba che manco all’ospizio, tra una tisana ed un catetere.

Viene da pensare che i norvegesi rendano molto di più sotto pressione, nelle fasi conflittuali, piuttosto che nei momenti d’unione e negli spazi di quiete (apparente, presumo).

Difatti qui viaggiano tutti e tre nella medesima direzione, all’unisono.
Il problema è la meta, IMHO.


Questo disco piacerà a molti, ne sono certo.
Ha un qualcosa di notevolmente paraculo (loro lo sono, eh) e chi chiagne fott a chi rire (cit), con quel falsetto neomelodico che pare provenire da Casoria, anziché da Oslo.
Questo disco non piacerà a tutti, ne sono altrettanto certo.
Manca il sacro fuoco ed aumentando il numero degli ascolti si incrementa pure la sensazione che, come da tempo a questa parte, i nostri vogliano convincerci di saperla più lunga di quanto si sforzino di raccontare.


Vi ho voluto bene e ve ne voglio ancora tanto, amici a-ha.
Mi godo le 3/4 canzoni buone di questo disco e, soprattutto, le meraviglie del passato.
Tante, ma proprie tante.

a-ha – True North: 5,5

V74



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